Corriere della Sera (Milano)

Grandi manovre

LO SHOW E I SOSPETTI TRA PARTITI

- Di Marco Cremonesi

La sceneggiat­ura non è affatto casuale, il valore simbolico neppure. La trattativa per la formazione del nuovo governo 5 Stelle-Lega ieri si è svolta al grattaciel­o Pirelli. Presenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini, presenti le rispettive squadre. La narrazione suggerita è semplice: l’esecutivo nasce, seppure non formalment­e, là dove ci fu il primo, significat­ivo accordo tra Lega e 5 Stelle. Con il via libera al referendum vittorioso sulle Autonomie voluto da Roberto Maroni. Il seguito della storia, a qualcuno potrebbe apparire scontato: la Lombardia — che allora come ieri fu il laboratori­o dell’accordo — potrebbe presto mettersi «in sintonia» con il governo nazionale, con un ingresso in maggioranz­a dei 5 Stelle. Forse, però, non è così semplice. Diversamen­te dalle Politiche, le elezioni regionali hanno dato un risultato nitidissim­o. Con una maggioranz­a e un governo altrettant­o chiari. Sarebbe sorprenden­te se il voto dei lombardi fosse tenuto in così poco conto, proprio da partiti che sulla differenza con la vecchia politica hanno costruito le loro fortune. Il capogruppo a 5 Stelle, Dario Violi, ha pubblicame­nte escluso tutto: «Resteremo all’opposizion­e». E conoscendo i 5 Stelle, siamo certi che non sarà l’opposizion­e del re. Però, proprio Violi, nei giorni scorsi, ha chiamato il presidente Fontana per dare un seguito alla collaboraz­ione sulle Autonomie. E allora, la domanda resta: cosa c’è dietro il Pirellone show che aumenta il sospetto tra i partiti?

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