Grandi manovre
LO SHOW E I SOSPETTI TRA PARTITI
La sceneggiatura non è affatto casuale, il valore simbolico neppure. La trattativa per la formazione del nuovo governo 5 Stelle-Lega ieri si è svolta al grattacielo Pirelli. Presenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini, presenti le rispettive squadre. La narrazione suggerita è semplice: l’esecutivo nasce, seppure non formalmente, là dove ci fu il primo, significativo accordo tra Lega e 5 Stelle. Con il via libera al referendum vittorioso sulle Autonomie voluto da Roberto Maroni. Il seguito della storia, a qualcuno potrebbe apparire scontato: la Lombardia — che allora come ieri fu il laboratorio dell’accordo — potrebbe presto mettersi «in sintonia» con il governo nazionale, con un ingresso in maggioranza dei 5 Stelle. Forse, però, non è così semplice. Diversamente dalle Politiche, le elezioni regionali hanno dato un risultato nitidissimo. Con una maggioranza e un governo altrettanto chiari. Sarebbe sorprendente se il voto dei lombardi fosse tenuto in così poco conto, proprio da partiti che sulla differenza con la vecchia politica hanno costruito le loro fortune. Il capogruppo a 5 Stelle, Dario Violi, ha pubblicamente escluso tutto: «Resteremo all’opposizione». E conoscendo i 5 Stelle, siamo certi che non sarà l’opposizione del re. Però, proprio Violi, nei giorni scorsi, ha chiamato il presidente Fontana per dare un seguito alla collaborazione sulle Autonomie. E allora, la domanda resta: cosa c’è dietro il Pirellone show che aumenta il sospetto tra i partiti?