Farmaci e clan Al bancone l’ex carabiniere
Il business gestito nella farmacia di piazza Caiazzo. Nuova misura detentiva a Giulio Forte
Aiutava durante l’inventario, si faceva chiamare «dottore». Capitava di incontrarlo addirittura dietro al bancone. Che Giulio Forte, ex ispettore del Nas dei carabinieri, alla farmacia Caiazzo fosse di casa, era cosa già emersa un mese fa, quando i suoi colleghi dell’Arma lo avevano arrestato nell’ambito dell’inchiesta condotta dal pm David Monti sulla storica farmacia aperta tra la Centrale e corso Buenos Aires, la cui proprietà — hanno scoperto gli inquirenti — è in mano alla ’ndrangheta di San Luca, e finita poi al centro di un traffico illegale di farmaci con l’estero, che fruttava anche 20 milioni di euro in un anno.
All’interno di quest’ultimo filone investigativo, il gip Manuela Cannavale ha emesso nei giorni scorsi una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Forte, quarantenne, ex appartenente al Nucleo antisofisticazioni, poi trasferito al Battaglione, e di Giammassimo Giampaolo, 43 anni, originario di Locri (difesi rispettivamente dagli avvocati Ivan Colciago e Lino Terranova), con nuove accuse di corruzione e truffa. Un ulteriore provvedimento restrittivo, dopo quello eseguito ai primi di aprile, relativo a un presunto commercio illegale verso l’Egitto e l’Asia di farmaci (dal più comune Contramal a costosissime terapie antitumorali), che vede Giampaolo come «capo e promotore» del business, avviato illegalmente dietro le prestigiose vetrine d’epoca della nota farmacia di piazza Caiazzo.
La contestazione mossa dal pubblico ministero Monti a Forte è di essersi «inserito come membro stabile nel sodalizio criminoso», sia come «consulente in campo farmaceutico», che come «protettore del gruppo verso possibili indagini e atti ispettivi», nonché come «sorvegliante della farmacia e dell’annesso deposito all’ingrosso di sostanze medicinali». In cambio dei suoi servigi, Forte avrebbe avuto la «disponibilità continuata» di scontrini fiscali emessi per la vendita di farmaci, per un totale di 97 mila euro, che utilizzava per ottenere le detrazioni previste per le spese mediche nella dichiarazione dei redditi.
In sostanza, la truffa scoperta dagli inquirenti prevedeva un commercio di medicinali, probabilmente venduti sottobanco, in contanti, a medici e professionisti del settore. Su quelle transazioni venivano, però, emessi i relativi scontrini (anche di 3 mila euro ciascuno, soprattutto per medicinali usati in trattamenti estetici, contro l’obesità e l’asma) nei quali Forte avrebbe inserito il suo codice fiscale, in modo poi da indicarli come spese da detrarre, durante la presentazione del modello 730.
Altri scontrini sarebbero poi stati consegnati a una donna, amica dell’ex Nas. Dalle carte, emerge il coinvolgimento del «Dottor Giulio» — così veniva chiamato pur in assenza del titolo — in tutta la conduzione degli affari di Giampaolo. Una presenza fissa la sua, ammessa nel corso degli interrogatori da entrambi gli indagati (che pure hanno provato a «ridimensionare
La contestazione
L’ex ispettore dei Nas si sarebbe «inserito come membro stabile nel sodalizio criminoso»
le accuse»), non solo all’interno del negozio, ma anche nel magazzino di via Gaffurio, o nelle riunioni societarie, durante le quali dava consigli, forte della sua pregressa esperienza al Nas, dove si occupava proprio di vigilare sul corretto svolgimento dell’attività farmaceutica. Competenze che Forte avrebbe messo a disposizione anche di altri titolari di farmacie sparse tra Milano, Cinisello Balsamo e Monza, ai quali, come emerge dalle carte, si sarebbe prestato per preparare ricorsi legali contro le sanzioni emesse dal Nas. Da questo aspetto è derivata un’ulteriore accusa di abuso d’ufficio.
Molto duro il gip su questo punto: «Forte instaura un rapporto confidenziale, lascia il biglietto da visita e gli esercenti del pubblico servizio — scrive il magistrato riferendosi agli altri farmacisti — comprano la sua “protezione”, oltre che la sua consulenza».