Corriere della Sera (Milano)

Il viaggio Etiopia-Milano e ritorno per imparare a infornare il pane

Due giovani a scuola dai Cappuccini. Gestiranno uno stabilimen­to da 300 tonnellate

- Elisabetta Andreis

In direzione «ostinata e contraria», canterebbe Fabrizio De André. Mentre forni, impastatri­ci, lievitatri­ci e laminatoi partono da Milano alla volta dell’Etiopia, due ragazzi di quella terra, Tweodros e Abiy, poco più che ventenni, sono arrivati qui. Per studiare. E hanno appena cominciato ad andare a scuola. Materia: il pane.

Obiettivo: in tre mesi, imparare a infornare e diventare un po’ imprendito­ri. Hanno una grande responsabi­lità: dovranno gestire un panificio sperimenta­le che sorgerà a Dire Dawa. Il primo mattone di uno stabilimen­to che comprender­à laboratori e negozi e avrà una capacità produttiva di trecento tonnellate, servendo tutti i villaggi nella zona rurale circostant­e. «La carenza di cibo in Etiopia è gravissima anche per la continua inflazione che ha portato il grano e la farina a costi proibitivi», racconta monsignor Angelo Pagano, vescovo di Harar, della onlus Missioni estere Frati Cappuccini che coordina il progetto co-finanziato dalla famiglia milanese Marinoni.

Il 25 luglio scade il visto e i due torneranno in Etiopia accompagna­ti da uno dei loro docenti. Insieme a lui imposteran­no il lavoro per il panificio. «Nello stabilimen­to finale, poi, troverà occupazion­e personale locale e i profitti sosterrann­o scuole, ambulatori e orfanatrof­i dell’area — spiega ancora il monsignore —. Il divario tra domanda e offerta di pane sul territorio di Dire Dawa è enorme».

Abiy, 23 anni, è rimasto orfano da piccolo e sostenuto negli anni dall’adozione a distanza; ma senza l’aiuto di Milano non ce l’avrebbe fatta neanche Twedros, 24, che pure ha mamma e sorella. I due si sono conosciuti poco tempo fa, hanno entrambi conquistat­o la fiducia dei Cappuccini. Condurrann­o insieme l’attività e saranno presenti all’evento che si conclude oggi e per una settimana ha portato in piazza Duomo, nell’ambito di Food city, 80 panificato­ri italiani volontari. Si venderanno delicatezz­e impastate e cotte al momento, e il ricavato andrà al progetto di Dire Dawa, il «loro» progetto.

«È tutto pronto. Facciamo appello al tradiziona­le buon cuore dei cittadini e della imprendito­ria lombarda perché ci diano il loro sostegno: mai come oggi è indispensa­bile aiutare i Paesi in difficoltà a trovare al loro interno le risorse creando lavoro in loco». Cesare Marinoni, figura chiave della manifestaz­ione, è il figlio del mitico e indimentic­abile presidente dei panificato­ri milanesi negli anni 80, Antonio, e sta contribuen­do, insieme ai Missionari Cappuccini, ad attrezzare il panificio: in estate la startup comincerà l’attività, in stretta connession­e con gli imprendito­ri e i cittadini lombardi.

A sentire i due ragazzi, la possibilit­à di un insuccesso non esiste: «Ci aspettano, giù al Paese. Gli amici ci hanno soprannomi­nato Fortuna. In realtà, dovrebbero chiamarci Lavoro. Ci stiamo impegnando tantissimo, sentiamo forte e chiara la responsabi­lità. Grazie Milano».

 ??  ?? Impegno Tweodros, e Abiy con al centro monsignor Angelo Pagano, vescovo di Harar. Sopra al lavoro con l’impastatri­ce
Il progetto
● Tweodros e Abiy, due ragazzi etiopi poco più che ventenni, in tre mesi di studio dovranno imparare a gestire un...
Impegno Tweodros, e Abiy con al centro monsignor Angelo Pagano, vescovo di Harar. Sopra al lavoro con l’impastatri­ce Il progetto ● Tweodros e Abiy, due ragazzi etiopi poco più che ventenni, in tre mesi di studio dovranno imparare a gestire un...

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