In libreria
Nella post civiltà di Antoine Volodine
Dare luce a un mondo finito è un’impresa. Non renderlo deprimente, ancor di più. Lo scrittore francese Antoine Volodine ambienta le sue storie in un universo post civiltà in cui umani, animali e morti vivono nella violenza e si è sempre in viaggio tra luoghi distrutti. Tutto è nero, ma non manca di poesia e humor. È il «post esotismo», la poetica di Volodine seguita dai suoi alter ego con cui ha firmato diversi libri. Stasera alle 18 lo scrittore presenta alla libreria Verso (corso Porta Ticinese 40) il suo «Gli animali che amiamo» (66thand2nd) con il giornalista Tim Small. «Per me era necessario fabbricare qualcosa di bello e durevole», racconta Volodine, «qualcosa che non esisteva e che desse la parola ai dimenticati, ovvero agli infelici e ai morti, alle vittime e ai poveri. Non è un gesto di impegno politico, ma filosofico: dare storie a dei diseredati diversi dai personaggi della letteratura borghese». Il tempo, il viaggio e la fine sono elementi ricorrenti nell’opera scrittore e anche in questo caso è così. «Si viaggia molto nel sogno, in un passato inventato e in un tempo dilatato, ma il cuore delle mie narrazioni è un movimento verso la fine dell’umanità. Non mi interessa, come in fantascienza, il perché si è arrivati a quel punto, ma voglio raccontare chi ci vive in mezzo. Di fianco a tanto nero, amo usare la magia, risolvere situazioni realistiche con espedienti fantastici, come nel mio precedente “Terminus Radioso”». Non chiedete a Volodine se fa differenza tra umani e animali. «Per me non ci sono barriere tra l’aspetto fisico animale e quello umano. Spesso gli umani di cui scrivo si sono trasformati in animali bizzarri, come l’elefante Wong che apre il libro». Volodine sfrutta molti alter ego, ma quando si tratta di parlare in pubblico si espone in prima persona. «È una questione complicata, ma ad esempio l’anno scorso quando ho pubblicato un romanzo come Lutz Bassmann e un critico ha scritto che lui era ben più bravo di Volodine, sono scoppiato a ridere. Adoro certe situazioni».