SE IL WEB SEMPLIFICA LA VITA
Per evitare malintesi diciamo subito che web e trasparenza non sono sempre sinonimi. Audience contraffate, asimmetrie informative, regole monolaterali: soprattutto nel settore privato dominato dai soliti noti del Gaf (Google, Amazon e Facebook) le promesse si sono rivelate virtuali, come la Rete. Ma per il pubblico le piattaforme online possono essere un’opportunità straordinaria. Per questo la scelta di permettere la partecipazione a concorsi e bandi del Comune anche senza dover fornire un solo documento cartaceo va seguita come un test importante per combattere due virus da sempre aggressivi nella Pubblica amministrazione: la burocrazia che tende a complicare la vita del cittadino per istinto di sopravvivenza; e le zone d’ombra dove talvolta si infiltrano malaffare e favoritismi. La Rete è la «blockchain» del cittadino: si può dimostrare di aver pagato le tasse o aver presentato tutti i documenti in tempo. Ben usata può essere l’Usac, ufficio semplificazioni affari complicati, anche senza lasciare indietro nessuno mantenendo l’offline (diciamola tutta: con il vantaggio politico di tranquillizzare sindacati e dipendenti pubblici che vedono nella Rete l’Urfs, l’ufficio rottamazione file e scrivanie). Un esempio per tutti è la procedura per richiedere gli spazi nei cimiteri: tra carte, bolli, e lungaggini amministrative capita di non capire mai come vengano assegnati. Una piattaforma online permetterebbe di avere trasparenza (almeno da morti).