Da 60 anni cattura la città Ma solo in bianco e nero
Da 60 anni le immagini di Ernesto Fantozzi raccontano la metropoli «Il colore è invadente»
«Le fotografie sono un racconto e il “lettore” deve entrarci dentro come in un fatto di cronaca. Nessun estetismo, nessuna ricerca, la realtà è un’improvvisa rivelazione e tale deve rimanere nella pellicola». Ernesto Fantozzi, classe 1931, milanese, dal 1956 racconta, attraverso l’obiettivo, il vivere quotidiano. E nel farlo non lascia spazio a nessuna trasformazione: «Quello che si vede è quello che rimane. Mi sono innamorato di un’immagine, ero un ragazzino appassionato di ciclismo — racconta il fotografo —, l’edicola in piazza Cinque Giornate esponeva un rotocalco francese. Bevilacqua, campione dell’epoca, vinceva una volata, lo sguardo indietro a controllare il gruppo. L’immediatezza di quel fotogramma mi fece capire la differenza con le riviste che mettevano in posa i campioni».
Da autodidatta Fantozzi studia fotografia sui bigini e la fidanzata gli regala la prima macchina: «Una Kodak Retinette, una fotocamera amatoriale. Al matrimonio mi consegnarono una Rolleiflex, ma la Leica divenne la mia sola compagna di avventure». Di avventure ne ha passate davvero tante Fantozzi con gli amici reporter del Gruppo 66 : «L’ho fondato io insieme a Mario Finocchiaro e Carlo Cosulich. Qualcuno doveva fotografare Milano e lasciarne testimonianza ai posteri; con quello spirito è nato il sodalizio. Oggi il Gruppo non esiste più ma quel sostanzioso archivio lo abbiamo donato a alla Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche». Fantozzi è rimasto un fotografo «dilettante», non ne ha mai voluto fare una professione: «Lavoravo nel settore edile e guadagnavo abbastanza. Ho preferito continuare a scattar foto senza i condizionamenti del committente». Le sue immagini raccontano i volti della gente comune, la vita di strada, i passeggeri di un tram, i negozi. «È come fermare il tempo e per farlo uso sempre e solo il bianco e nero, il colore è invadente, può distrarre l’attenzione dal tema e dal soggetto ripreso». Ernesto Fantozzi è stato nominato «Maestro della Fotografia Italiana» nel 2003 dalla Fiaf: «Un titolo che cerco di onorare ogni lunedì sera tenendo una lezione al Circolo Fotografico Milanese. Ci sono tanti bravi fotografi, con i miei amici, quasi coetanei, Enrico Cattaneo ed Emilio Secondi abbiamo fatto un bel quadretto di Milano: a guardare quelle foto sembra di viaggiare nel passato. Solo nel mio archivio sono catalogati più di 5.000 negativi. Berengo Gardin? È un vecchio amico, ci vediamo spesso. Lui, al tempo, passò al professionismo e rappresenta davvero l’eleganza della fotografia: Ha un tocco speciale. Però la Leica personalizzata, con il nome dedicato dalla casa madre, ce l’abbiamo tutti e due».