Risate troppo facili per un bravo attore
Una sera nella filiale di periferia di una banca entrano due rapinatori, il titolare di una ditta di intimo sull’orlo del disastro societario e famigliare che indossa una maschera-testa di leone, l’altro il suo ragioniere con la classica calza sul volto. Protagonisti velleitari e spaventati di una rapina antifallimento nella commedia «Quel pomeriggio di un giorno da star» di Gianni Clemente da una idea di Corrado Tedeschi, in scena con Brigitta Boccoli, Ennio Coltorti, anche regista. Nella banca succede di tutto anche perché una cliente, giornalista televisiva in disgrazia, decide di cavalcare la situazione e di inventarsi un reportage in diretta che sortirà il solo effetto di far partire e aumentare in modo esponenziale le vendite di intimo. Con loro un pavido direttore, la cassiera tutte curve, una guardia giurata albanese, terrorizzato. La commedia (al Manzoni, fino al 20) si sviluppa sull’onda di una facilità rassicurante, con qualche momento di stanca, i toni spesso concitati contrastano con la recitazione elegante, mai sopra le righe di Corrado Tedeschi che disegna con efficacia e garbo il suo imprenditore. Gli attori ben seguono il disegno della regia votato alla risata. E gli spettatori ridono, rimane il dispiacere di non vedere Tedeschi impegnato su testi brillanti più corposi, ampia è la scelta.