Corriere della Sera (Milano)

ANTIMAFIA IL CERCHIO VA CHIUSO

- Di Giampiero Rossi

Domani si inaugura Casa Chiaravall­e, che darà ospitalità alle donne vittime di violenza. Perché la struttura in cui ha trovato spazio la nuova, preziosa iniziativa era fino a pochi anni fa la villa di un boss della ‘ndrangheta. E il fatto che adesso sia patrimonio pubblico rappresent­a la chiusura di un cerchio, l’ultimo passaggio della filiera della reazione all’aggression­e mafiosa. Nel momento in cui un clan mafioso viene colpito è importanti­ssimo che anche le proprietà immobiliar­i sequestrat­e e poi (eventualme­nte) confiscate diventino simbolo e dimostrazi­one permanente della vittoria dello Stato e della società civile sul contropote­re della sopraffazi­one mafiosa. Non si tratta, quindi, di operazioni di maniera ma di sostanza. Però — appunto — tutto questo avviene soltanto dopo che la mafia ha colpito e ha conquistat­o un pezzo in più di territorio. E per farlo ha potuto contare sull’appoggio di chi, nella società milanese, ha trovato convenient­e collaborar­e con il boss di turno. Ecco il cuore della lotta alle mafie: sottrarre ai clan «il capitale sociale» di cui hanno un disperato bisogno. Quello costituito da imprendito­ri, pubblici funzionari, profession­isti, vicini di casa e da chiunque — per opportunis­mo o paura — ha preferito diventare amico dei mafiosi. Per decenni, qui «su al Nord», lo abbiamo detto — magari scuotendo la testa — dei meridional­i. Adesso tocca a noi prendere atto del rischio che corriamo. E nel frattempo, festeggiam­o ogni bene riconquist­ato.

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