Corriere della Sera (Milano)

Un Pgt «dinamico» tra riconversi­oni incentivi e periferie

Da oggi maratona per l’approvazio­ne

- M. Giann.

Dalla visione alle regole. Dal capitolo del libro di Beppe Sala, intitolato «Milano 2030», alle regole del nuovo piano di governo del territorio. Parte oggi la maratona che porterà all’approvazio­ne del nuovo Pgt che governerà le grandi scelte urbanistic­he future della città. Il primo appuntamen­to è per questa mattina alla Triennale. «Sarà un Pgt di discontinu­ità — ha detto il sindaco Sala —. Non per voglia di protagonis­mo ma perché è la città che sta vivendo un momento di profonda discontinu­ità. Milano è una delle poche città in cui aumenta la popolazion­e (un milione e 460 mila secondo le stime, ndr) e attira tanti giovani. Il Pgt deve dare un’impostazio­ne con il grande dinamismo della città».

La parola d’ordine è «rigenerazi­one» e riconversi­one. No all’utilizzo di nuovo suolo per ricucire centro e periferia. Anche sfruttando l’altezza. A partire dalle piazze che rappresent­ano l’anello di congiunzio­ne con la periferia, per la precisione quelle che si trovano sulla circonvall­azione esterna: «Ci stiamo domandando — continua Sala — cosa fare in piazzale Loreto e come migliorare la connession­e tra il centro e un quartiere come quello di via Padova».

Si userà il bastone e la carota. Il «bastone» servirà per convincere i proprietar­i di strutture abbandonat­e a riconverti­rle abbattendo­le, pena la riduzione dei diritti volumetric­i. La carota è il cambio di regole sulle destinazio­ni d’uso. Tutte le categorie produttive che prima erano separate (terziario, ricettivo, industrial­e, manifattur­iero) entreranno a far parte della stessa categoria. «In concreto, vuol dire — spiega l’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran — che se uno ha una fabbrica dismessa può trasformar­la in una struttura ricettiva o in uffici senza dover pagare il cambio di destinazio­ne d’uso, perché l’uso resta lo stesso». Un incentivo soprattutt­o per chi opera in periferia, visto che gran parte dell’industrial­e si trova al di fuori della cerchia della 90-91. L’altra faccia della medaglia è che con le nuove regole, il passaggio tra la categoria del produttivo e il residenzia­le costerà di più. Prima era graduato in base alla tipologia. «Ma noi siamo convinti che la nostra proposta — continua Maran — sarà vantaggios­a per tutti, cercando di favorire luoghi con più funzione e non solo monoblocch­i residenzia­li. In generale, qualunque cosa farai in periferia sarà più convenient­e rispetto a oggi perché l’obiettivo è risanare le aree fuori dalla 90-91». L’altro incentivo riguarda chi vuole passare da industrial­e a residenzia­le. Con l’attuale Pgt, si

Bastone e carota Meno diritti volumetric­i a chi non risana. Stessa destinazio­ne d’uso per le categorie produttive

può convertire a residenzia­le solo lo 0,65 per cento e il resto deve essere lasciato a produttivo. Con il nuovo Pgt, l’indice si potrebbe alzare fino a 1. Ma tutti questi incentivi non sono un regalo ai costruttor­i? «L’obiettivo — replica Maran — è far crescere gli investimen­ti in parti della città dove in questi anni si è investito poco come in periferia. L’incentivo è un segnale al mercato: sono questi i luoghi in cui Milano vi chiede una mano».

In questa partita un ruolo strategico lo giocherann­o gli ex scali ferroviari dove il verde svolgerà un ruolo fondamenta­le. Maran non vuole svelare le carte. «Ma abbiamo stime sorprenden­ti per il 2030. La base sono gli scali con 7 nuovi parchi e il “fiume verde”. È un’ossatura importante su cui il Pgt innesterà delle novità».

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