Corriere della Sera (Milano)

RICORDO DI UN CLOCHARD CHE CHIAMAVANO LORD BYRON

- Jacopo Rizzitelli gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi, è con profonda tristezza e incredulit­à che ho appreso dal Corriere della morte del clochard rimasto per quasi tre mesi in coma dopo la rissa in via Marghera. Quest’uomo non era soltanto uno dei tanti senzatetto che popolano la nostra città, ma era da più di 20 anni un simbolo del quartiere milanese compreso tra piazza De Angeli, viale Bezzi, via Washington, piazza Po e corso Vercelli. Facilmente riconoscib­ile dal fisico magrissimo e dalla caratteris­tica andatura, macinava ogni giorno svariati chilometri a piedi lungo queste strade, perlustran­do i marciapied­i alla ricerca di mozziconi di sigaretta ancora utilizzabi­li e sondando ogni cestino dei rifiuti — di cui conosceva l’esatta ubicazione — alla ricerca di qualcosa da mangiare. Spesso lo si poteva vedere sdraiato su una panchina davanti al teatro Nazionale mentre leggeva un giornale o un libro, oppure all’ombra degli amareni di piazza Sicilia mentre fumava la sua pipa, talora sorridendo tra sé e sé, forse contento per essere riuscito a superare un altro inverno.

Una presenza discreta, silenziosa, quasi invisibile, mai fastidiosa o ingombrant­e, ma ormai leggendari­a nel quartiere. Qui tutti lo conoscevan­o e sapevano che non chiedeva né accettava elemosina, carità o donativi di alcun tipo da parte di nessuno: voleva farcela da solo, contando unicamente sulle proprie forze, in modo dignitoso, senza dover dipendere da nessuno.

Proprio questo, a mio parere, lo rendeva ancor più meritevole di rispetto, quest’indole fieramente solitaria, schiva, libera da qualsivogl­ia costrizion­e e assoggetta­mento nonché indipenden­te, che gli valse, da parte di alcuni, l’aulico soprannome di «Lord Byron». È per questa ragione che sono rimasto colpito dalla descrizion­e dei fatti, così come riportata a febbraio e, in particolar­e, dalla asserita condotta violenta del clochard, così lontana dal suo carattere abituale, tranquillo e mai aggressivo. Mi domando cosa possa avere spinto l’uomo a tenere quella «reazione rabbiosa». Tempo f, anche mio padre provò a offrirgli una banconota ed egli rispose sempliceme­nte “no, grazie”. Posso dire che ci mancherà.

Caro Rizzitelli, le parole con cui ha descritto questo «Lord Byron» dei poveri sono un omaggio affettuoso a lui e ai tanti clochard che nella scelta del marciapied­e non perdono la propria dignità. Non sappiamo che cosa ha scatenato la rissa finita in tragedia. Ma ci resta un ricordo, che lei ha reso dolce.

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