Regione, così lievitano gli stipendi
Incarichi e rimborsi extra, busta paga più ricca per 57 consiglieri su 80. «Nomine trasversali»
Caso stipendi in Consiglio regionale: gli 80 «abitanti» del Pirellone guadagnano tutti oltre 6.300 euro lordi al mese, cifra a cui vanno aggiunti altri 4.200 euro netti di rimborsi. Ma nel valzer di nomine e incarichi, il 70% dei consiglieri può sommare una ulteriore indennità.
Solo 23 consiglieri regionali su 80 sono semplicemente consiglieri regionali. Tutti gli altri politici del Pirellone — i restanti 57 eletti — sono consiglieri, certo, ma con una carica aggiuntiva. Una poltrona, un grado, una funzione. Che corrispondono a una indennità extra. Una spartizione di incarichi che accontenta tutti o quasi, maggioranza e opposizione, leghisti e cinque stelle, democratici e forzisti. Tutti, a parte quei 23 consiglieri semplici, con uno stipendio inchiodato, si fa per dire, alla somma secca dell’indennità di carica (6.327 euro lordi) col rimborso forfettario (4.218 euro, ma in questo caso si parla di netto).
Per tutti gli altri l’assegno mensile si gonfia grazie alle varie indennità di funzione. Il tabellario è definito da una legge regionale approvata cinque anni fa. I presidenti della giunta (Attilio Fontana) e quello dell’aula (Alessandro Fermi, FI) godono di una indennità di funzione di 2.700 euro mensili. Poi via a scendere, fino ai 530 euro al mese dei segretari delle commissioni consiliari permanenti, i vice di quelle speciali (cinque, una in più della scorsa legislatura), del comitato paritetico di controllo e valutazione (che si eleggeranno domani) e della giunta delle elezioni. In mezzo, tra i 1.080 e i 1.620 euro mensili in più, i capigruppo e i vari rappresentanti dei partiti nell’ufficio di presidenza. Cinque busta paga diverse, modulate per grado e ruolo. La novità rispetto agli scorsi anni è la proliferazione dei partiti (ben 11 capigruppo solo a inizio legislatura) e l’istituzione di una commissione speciale in più, quella per la montagna (che porta il totale a quota tredici), e soprattutto il fatto che da quest’anno i consiglieri nominati assessori devono dimettersi dall’assemblea lasciando spazio ai primi dei non eletti(e moltiplicando così l’insieme di stipendi da pagare). Osserva però il presidente del Pirellone Fermi: «Nella scorsa legislatura sul tema dei vitalizi e delle pensioni abbiamo fatto da apripista riducendo più di quanto ci venisse richiesto dalla normativa nazionale. Il Consiglio lombardo è oggi di gran lunga quello che vanta il minor costo pro capite d’Italia, con 2,46 euro all’anno per cittadino. Rispetto alla scorsa legislatura abbiamo istituito una sola Commissione speciale in più, quella sulla montagna, sollecitata anche dalle minoranze e in particolare dal M5s. C’è però bisogno di ridare dignità alla politica e bisogna avere il coraggio di portare avanti proposte che non scadano nell’ipocrisia». Rimane però la sensazione di un metodo pensato soprattutto per allargare la platea dei «beneficiati» e che gratifica anche le opposizioni con vicepresidenze e segreterie di commissione. E quest’anno nemmeno soltanto attraverso poltrone «minori»: al Pd è andata la guida della commissione speciale Carceri, mentre ai Cinque stelle l’Antimafia con Monica Forte.
Una poltrona da presidente, con relativo scatto di stipendio, può costituire una buona arma per compattare partiti e maggioranze. Non è
Nomine trasversali Un «metodo» che serve per accontentare tutti: la maggioranza e le opposizioni
stato il caso della forzista Silvia Sardone, esclusa a sorpresa dalla squadra di giunta e a cui è stato offerta come parziale ricompensa la presidenza della commissione bilancio. Proposta accettata, senza però che il dissidio col suo partito si sia ricomposto. Caso esattamente opposto a quello di FdI, il partito della Meloni premiato con due posti in giunta e poi escluso nella distribuzione delle presidenze.
Sulle singole scelte, poi, sono gli stessi consiglieri a ironizzare. Un esempio per tutti: alla guida della commissione speciale che si deve occupare dei rapporti con la Svizzera è stato eletto dai colleghi un consigliere di Pavia (il leghista Roberto Mura) e come suo vice l’ex sindaco azzurro di Paderno Dugnano, hinterland milanese, Marco Alparone.