Corriere della Sera (Milano)

Il disagio mentale in un monologo

- Livia Grossi

«Al Café La Mama di New York, nel 1980, Andy Warhol venne a vedere questo spettacolo tre volte, mentre al Lincoln Center chiamarono la Polizia, stessa cosa a Barcellona, mi accompagna­rono al confine». Dario D’Ambrosi, da più di trent’anni punto di riferiment­o dell’iper premiato Teatro Patologico, è in scena stasera al Teatro Franco Parenti con «Tutti non ci sono» il suo spettacolo sulla legge 180 e sulla realtà di chi dopo anni di camicie di forza si trova solo di fronte al mondo. Un lavoro violento e tenero al tempo stesso, giocato a stretto contatto con il pubblico e le sue reazioni (ore 20.30, via Pierlombar­do 14. 15 euro. Tel. 02.59.99.52.06). Tutto inizia con il filmato girato a New York, un paziente uscito dal manicomio vagabonda in pigiama per la città, lo stesso uomo che il pubblico trova in sala, da questo momento in poi tra richieste stravagant­i, imbarazzo e accettazio­ne, confrontan­dosi con la «diversità». Uno spettacolo nato nel ‘79 dall’esperienza diretta di D’Ambrosi «internato» per studio al Paolo Pini: «In quei tre mesi ho capito cosa avrei fatto per il resto della vita», dice l’autore, « far star bene quelle persone con cui ho vissuto a stretto contatto e da cui ho imparato a non avere paura. Un lavoro da cui è nato anche il nostro corso di laurea ”Teatro Integrato dell’Emozione”, che vuole essere una risposta concreta al disagio psichico».

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Protagonis­ta Dario D’Ambrosi

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