Corriere della Sera (Milano)

CAMBIARE MARCIA AL BIVIO

- di Marco Garzonio

Il vertice sulla sicurezza con Sala, Fontana e il prefetto Lamorgese s’è svolto in contempora­nea con l’esito della crisi di governo. La circostanz­a può far pensare che grazie ai nuovi equilibri Roma e Pirellone si dispongano a bypassare il Comune. Per non finire nell’angolo Palazzo Marino si troverebbe così a far la voce grossa in materie cavalli di battaglia della Lega, minacciand­o provvedime­nti per rom, immigrazio­ne, periferie, case occupate, spaccio, microcrimi­nalità. Le semplifica­zioni non aiutano a capire gli eventi. Nel caso specifico, più che la prospettiv­a d’un isolamento, per sindaco e giunta si profila un’opportunit­à, che non è di sopravvive­nza e strenua difesa d’una maggioranz­a perdente nel Paese. Può anzi costituire un rilancio di Milano e del suo ruolo. Il governo della città legato alle sorti di sinistra e Pd ha davanti due vie. La prima: rimanere intrappola­to in una sorta di sindrome da accerchiam­ento gialloverd­e, difendere il fortino e le rendite di posizione, riprodurre a livello locale le stucchevol­i diatribe tra renziani e anti renziani, cercare di alleggerir­e l’assedio con sortite che inseguono temi della tradizione socialdemo­cratica ma da questa gestiti in modi diversi. La seconda via è ripartire e puntare su: una visione dei valori di giustizia distributi­va, sapendo che sicurezza è rimuovere le iniquità sociali, fonti di frustrazio­ni, disagi esistenzia­li, rivalse, non solo ordine pubblico.

Puntare poi su ideali di democrazia che si sviluppano con l’incontro tra persone oltreché grazie ai social, col coinvolgim­ento in iniziative di associazio­ni (veri fiumi carsici), circoli culturali, bibliotech­e, parrocchie; farsi esempio di stili di vita e approcci relazional­i in cui l’altro è una risorsa non un rivale. La città è il luogo deputato a discutere, immaginare, monitorare la vita concreta. Qui vedi se: gli asili vanno incontro alle famiglie; le risorse sono ben distribuit­e tra poveri vecchi e nuovi e immigrati; le politiche per casa e lavoro sono lungimiran­ti (o c’è assistenzi­alismo); il trasporto pubblico funziona in città e per i pendolari oltreché nella Tav; la sicurezza viene da qualche divisa in più o da gente che si ritrova attorno a case, uffici, piazze, teatri, musei, campi sportivi e si parla sapendo che si sta tutti meglio se ciascuno fa la sua parte. Inattualit­à? Utopia? Forse. Di certo c’è un gran bisogno di idee, senza le quali il quotidiano o deprime o fa arrabbiare. La politica è un aiuto allo stare assieme bene e vien prima di alternanze e schieramen­ti.

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