Festa dell’Unità, micro-eventi stile Fuorisalone
Una Festa dell’Unità «diffusa» come un Fuorisalone in miniatura. Il Pd milanese ci sta lavorando proprio in questi giorni. Una kermesse diversa dal format classico, almeno questa è l’idea. La certezza per ora è che l’appuntamento non sarà a luglio, ma sarà spostato a settembre. L’alternativa, e cioè il format piu tradizionale, porterebbe invece in periferia, dalle parti del Politecnico alla Bovisa.
Un festival diffuso, un Piano city o un Fuorisalone in miniatura. Nell’anno della grande crisi, l’imperativo è di provare a rivedere tutto, anche le tradizioni più consolidate. Persino la festa dell’Unità. Il Pd milanese ci sta lavorando proprio in questi giorni. Una kermesse del tutto diversa dal format classico, almeno questa è l’idea. La certezza per ora è che l’appuntamento non sarà a luglio, ma sarà spostato più in là, agli inizi di settembre. Tutto il resto è ancora alla forma d’ipotesi, ma è molto più d’una suggestione: un festival itinerante, non rinchiuso in uno spazio fisico predefinito. Anche perché l’alternativa, è cioè la formula piu tradizionale, porterebbe quest’anno in periferia, in un giardino dalle parti del Politecnico della Bovisa. Cambiare format e filosofia. Il festival dell’Unità milanese edizione 2018 dovrebbe se non altro conservare il nome originario, anche se certamente ingloberà nel proprio cartellone d’eventi l’altra grande iniziativa politica che il partito milanese sta organizzando: Per Domani, acronimo di Pd, una due giorni in stile Leopolda con tavoli di discussione e seminari, ma con l’ambizione di essere una proiezione sul palcoscenico nazionale di tutto il partito milanese e non solo della sua componente renziana. Rimane in campo anche il piano B. Una festa concentrata in un’area verde, con tutti gli elementi al loro posto: lo spazio per i dibattito, il ristorante, la libreria, lo stand dei giovani, il palco per i concerti. Salamelle e birre. Un format però considerato un po’ superato, soprattutto in una città ricchissima in fatto di offerte per il tempo libero come appunto Milano. E poi non sarebbe nemmeno più tempo di aree centrali, perché l’esperimento degli scali ferroviari — Porta Romana nel 2016, Farini l’estate scorsa — non ha dato gli esiti sperati in fatto di presenze e di soldi. Tre anni fa, il festival, in edizione però nazionale, occupò addirittura porta Venezia e i giardini Montanelli. Altri tempi. Precluse per ragioni economiche le aree più centrali, il piano B porterebbe allora in direzione Bovisa, in un’area vicino al campus del Politecnico. Dopo la sconfitta elettorale vanno «rottamate» anche le tradizioni? Il segretario metropolitano Pietro Bussolati preferisce per ora mettere l’accento sulla continuità dell’evento: «Vogliamo offrire ai cittadini una proposta politica, culturale e di aggregazione aperta a tutti e come sempre innovativa. La festa dell’Unità rimane un momento politico centrale, dal quale ripartire con la nostra comunità e alimentare il dibattito politico, con idee e proposte rivolte non solo a Milano ma a tutta l’Italia».