La sfida ai debiti del calcio fallito
Il sindaco di Lecco: «Forniture e tributi, rivendico quei soldi. Sono dei cittadini»
Missione quasi impossibile quella del Comune di Lecco: recuperare 234 mila euro dal fallimento del Calcio Lecco. Si tratta di utenze mai pagate dal club. Il sindaco: «Sono soldi dei cittadini».
LECCO La cifra è consistente, 234.000 euro. Utenze e tributi. Fornitura di acqua ed energia elettrica, smaltimento dei rifiuti. Soldi che il Calcio Lecco 1912 non ha mai versato al Comune. Ora che la società è fallita, l’amministrazione ha deciso di insinuarsi nel passivo per recuperare il dovuto. Il Tribunale di Lecco e la Corte d’Appello di Milano hanno confermato la fondatezza del credito vantato. In queste ore la pubblicazione della sentenza e il tentativo dell’ente di rientrare di quanto speso.
Il fallimento alla fine del 2016 con il giudice che aveva concesso l’esercizio provvisorio per consentire alla squadra di concludere il campionato in Serie D. A dare il via all’azione legale, l’istanza dell’ex calciatore bluceleste Marco Mancinelli, che vantava stipendi arretrati per 120 mila euro, insieme a quella di un’altra società che reclamava mancati pagamenti per lavori relativi al taglio dell’erba. Alla fine l’importo complessivo del fallimento è lievitato fino a un milione e ottocento mila euro e difficilmente l’amministrazione lecchese potrà ottenere la sua parte. «I crediti sportivi ai giocatori e all’allenatore sono stati saldati in larga parte grazie all’intervento dell’imprenditore Paolo Di Nunno, che lo scorso 9 giugno si è aggiudicato la nuova proprietà del sodalizio nel corso dell’asta suppletiva, dopo che la prima era andata deserta — spiega il curatore fallimentare Mario Motta —. È quanto prevede la legge, altrimenti sarebbe stato impossibile iscrivere la squadra bluceleste al campionato di Serie D che il Lecco ha appena concluso piazzandosi a metà classifica. Per quanto riguarda il dovuto all’amministrazione, stiamo facendo il possibile, ma difficilmente nei fallimenti i chirografari vedono estinguersi il debito».
Nel maggio dello scorso anno diversi beni societari, tra cui le panche degli spogliatoi dello stadio Rigamonti Ceppi e l’autobus della prima squadra, erano stati pignorati e messi all’asta. Ad aggravare ulteriormente la situazione i guai giudiziari dell’allora patron Daniele Bizzozzero per due volte raggiunto da provvedimenti di custodia cautelare per problemi che però non erano inerenti alla gestione della società.
Il Comune di Lecco vanta un credito di 31.265 euro nell’elenco dei privilegiati per il mancato versamento della tassa rifiuti, 202.826 euro invece sono dovuti per il canone di utilizzo dello stadio e per il pagamento delle bollette di acqua, gas ed energia elettrica, 55.000 euro solo per quest’ultima. La somma più consistente è iscritta tra i creditori chirografari e le possibilità che venga saldata sono quasi nulle. «Nell’interesse dei cittadini continueremo a rivendicare quanto dovuto. Ci siamo insinuati nel passivo e se non vedremo l’estinzione del debito studieremo altre modalità — non si arrende il sindaco di Lecco Virginio Brivio —. In passato avevamo già ottenuto ordinanze esecutive nei confronti del Calcio Lecco, che però non avevano avuto alcun seguito. Ed è anche grazie a noi se si è deciso di staccare la spina e arrivare al fallimento. Del resto non possiamo certo pignorare lo stadio visto che è nostro. Nel mondo del calcio dilettantistico dovrebbe esserci più cura della gestione economica».