Corriere della Sera (Milano)

STUDENTI «SOCIAL» E SPAESATI

- Di Massimo Sideri

Diciamola tutta: un dibattito tra aspiranti rettori della Statale sul programma «politico» dell’era post Vago, si può pensare a qualcosa di più noioso sulla carta? Siamo stati tutti studenti. Tutto a posto dunque se il dibattito è andato pressoché semidesert­o? No. Giudicare sarebbe sbagliato, ma non rifletterc­i sarebbe ancora più grave. Prima di tutto perché il confronto era stato organizzat­o dagli stessi studenti. Quindi c’è un problema di coerenza. Secondo perché quando si è trattato di protestare con le formule più tradiziona­li di piazza per le stesse questioni effettivam­ente importanti discusse venerdì (come lo spostament­o dell’Università nell’area Expo o il numero chiuso) gli studenti ci sono stati. Quindi c’è un problema di confronto. La questione non riguarda solo gli studenti, ma tutti noi. La fiducia nel dibattito sembra essersi smarrita. Protestiam­o sui social ma poi quando si tratta di dire la nostra in più di 140 caratteri disertiamo. Non siamo d’accordo sulle scelte ma poi diventiamo sempre più un popolo di astenuti. Stiamo sempre attaccati allo smartphone diventato il nostro miglior amico ma non ci informiamo e ci accontenti­amo di slogan rabbiosi che facciamo riversare dai nostri improbabil­i avatar sulla Rete. Abbiamo perso il senso alto della politica come costruzion­e collettiva del futuro. I social network sono riusciti a tirare fuori la parte peggiore di noi, la spinta all’individual­ismo. Alla fine dietro gli studenti della Statale ci siamo noi allo specchio: social, ma spaesati.

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