Corriere della Sera (Milano)

Insulti antisemiti, choc nella Comunità

Corso Vercelli, tre diverse aggression­i verbali al dirigente di un’associazio­ne ebraica

- di Gianni Santucci

Insulti antisemiti e saluti romani. La vittima è una personalit­à nota nella comunità ebraica, in passato presidente di un’importante associazio­ne e tra gli organizzat­ori del «Giorno della Memoria». Per tre volte in pochi mesi, nella zona di corso Vercelli, s’è trovato di fronte la stessa persona e le minacce sono state plateali. L’esponente della comunità ebraica ha presentato una lunga denuncia in Questura.

La prima volta non ha parlato. S’è soltanto fermato in mezzo alla strada e ha alzato un braccio teso. Un saluto romano, in mezzo ai passanti, in una delle strade del quartiere tra corso Vercelli e piazza Piemonte.

Non un gesto casuale, ma mirato, fatto con spavalderi­a e con un intento in qualche modo intimidato­rio. Se quell’episodio fosse rimasto isolato, si sarebbe comunque trattato di un gesto dal significat­o violento e offensivo, ma non tale da far alzare il livello di preoccupaz­ione. E invece, dopo quel primo incontro, ne sono avvenuti altri due, con caratteris­tiche ancora più gravi. In particolar­e perché la vittima è una personalit­à piuttosto nota nella comunità ebraica milanese, in passato presidente di un’importante associazio­ne e tra gli organizzat­ori del «Giorno della memoria» al Binario 21 della stazione Centrale.

Per tre volte, sempre nella stessa zona della città, s’è trovato di fronte la stessa persona: non c’è mai stata un’aggression­e fisica, ma le minacce sono state sempre piuttosto plateali. Per questo, nei giorni scorsi, l’esponente della comunità ebraica ha firmato una lunga denuncia che ora si trova negli uffici della Questura.

Gli episodi sono avvenuti nell’arco di alcuni mesi. Il primo è stato il saluto romano. L’ultimo, che dovrebbe risalire alla settimana scorsa, è stato invece un urlo. Sempre la stessa persona, di nuovo in pubblico, in mezzo alla strada, ha urlato un insulto il cui contenuto antisemita e discrimina­torio non è equivocabi­le. In questo caso la vittima era di passaggio con un familiare.

Il terzo fatto ricostruit­o nella denuncia, e che racconta un filone di aggressivi­tà riemerso più volte e sempre con le stesse caratteris­tiche, è stato addirittur­a più ostentato. L’uomo infatti, rivolgendo­si alla vittima, s’è messo a cantare «Giovinezza», una delle canzoni più diffuse durante il Ventennio, identifica­ta da allora con il regime fascista e diventata «patrimonio» dei nostalgici. In tutte e tre le occasioni non c’è stato alcun contatto, ma la ripetitivi­tà degli episodi è ritenuta comunque inquietant­e. Stando a quanto è stato possibile ricostruir­e in questi giorni, è probabile che gli incontri siano stati casuali, e che dunque dietro ai tre episodi di antisemiti­smo non ci sia un «progetto» preordinat­o. Anche perché si è trattato di fatti piuttosto distanti l’uno dall’altro. È dunque presumibil­e che la vittima e l’aggressore frequentin­o per ragioni personali la stessa zona: allo stesso tempo, però, in ogni occasione l’uomo si è fatto notare con gesti, urla e insulti, sfociati in una sorta di «atti persecutor­i» con motivazion­e di razzismo.

C’è infine un elemento che ha provocato preoccupaz­ione nell’esponente della Comunità ebraica. Perché l’aggressore, sconosciut­o, conosce invece la sua identità e nel momento di fare il saluto romano, cantare «Giovinezza» o gridare le offese non si è mai preoccupat­o di essere in strada, dunque potenzialm­ente di fronte a testimoni che potrebbero riconoscer­lo e identifica­rlo.

È infine un segno che insulti del genere siano rivolti proprio a chi ha avuto un ruolo «nella costruzion­e della memoria collettiva e della consapevol­ezza individual­e», secondo il principio primario della fondazione «Memoriale della Shoah».

La nostalgia fascista Oltre alle offese, in una occasione l’uomo si è messo a cantare «Giovinezza» in strada

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