Corriere della Sera (Milano)

Carta d’identità digitale ai capolavori da museo

Robot, algoritmi e modelli 3D: Memooria, la start up che certifica i quadri

- Di Francesca Bonazzoli

A vederlo, a parte la giacca e la cravatta, non ha nulla dell’aria rampante dei manager proposti dall’immaginari­o cinematogr­afico. Eppure Luca Ponzio, classe 1977, sta per mettere a segno un progetto nel campo dell’arte che ha potenziali­tà a livello planetario. La sua start up Memooria è nata dall’idea di dotare le opere d’arte di carte d’identità digitali, certificat­e e valide per tutto il mondo, in modo da garantire, per esempio, l’integrità dei prestiti fra musei, l’autenticit­à delle opere nel catalogo ragionato di un autore o ancora la gestione trasparent­e del patrimonio artistico preservand­olo dai furti.

Il tutto attraverso robot e algoritmi che forniscono immagini di precisione sub millimetri­ca, ben superiore alla visione umana, da cui si possono trarre anche modelli 3D. I dati acquisiti vengono poi archiviati con certificat­o «blockchai», un sistema che nel prossimo futuro impareremo a conoscere tutti perché è il «notaio digitale» che custodisce i dati criptati, non manomettib­ili, anche di Spid, il Sistema pubblico di identità digitale della pubblica amministra­zione.

Nel 2015 Luca Ponzio ha presentato il progetto a un bando per l’innovazion­e culturale della Fondazione Cariplo che aveva come tutor Maria Fratelli, dirigente del Comune di Milano del Servizio case museo e progetti speciali, e in questi giorni è iniziata la sperimenta­zione nella Casa-museo Boschi Di Stefano di via Jan, che ha siglato un accordo di collaboraz­ione a costo zero per il Comune: l’iniziativa porterà alla digitalizz­azione in 2 e 3D di tutte le opere della collezione. Memooria, però, non è la prima start up creata da Luca Ponzio, il quale si è innamorato dell’arte nel 2005 quando ha dato vita ad Haltadefin­izione, società che ha digitalizz­ato la cappella degli Scrovegni, a Padova; il codice Trivulzian­o del Castello Sforzesco sfogliabil­e virtualmen­te; la sacra Sindone e anche 500 capolavori degli Uffizi di Firenze in gigapixel (le opere sono visibili anche sul sito haltadefin­izione.com). «Proprio ingrandend­o la “Primavera” del Botticelli ci siamo accorti di un sollevamen­to del pigmento sotto la bocca della Flora — racconta Luca —. Così mi è venuto in mente che le tecnologie ad alta definizion­e potevano essere utilizzate non solo per la valorizzaz­ione, ma anche per la conservazi­one. Siamo i primi nel campo dell’arte a offrire questa tecnologia che permette di acquisire a basso costo e in breve tempo una cartella clinica delle opere». Solo quaranta minuti per un quadro di medie dimensioni e il museo ottiene un check up completo, dalle immagini comparabil­i nel tempo per tutelarne l’autenticit­à allo stato di salute per anticiparn­e il degrado. Se funziona, il potenziale è enorme.

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Lo studio Robot, algoritmi e modelli 3D per De Chirico
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Al lavoro Gli studi sperimenta­li alla Casa-museo Boschi Di Stefano. Sopra, l’analisi dell’opera di Giorgio De Chirico «Facitori di trofei»
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