Corriere della Sera (Milano)

I colpi in centro delle ladre griffate

Hanno svaligiato anche la casa del sindaco. Nelle borsette gli strumenti usati per lo scasso

- di Federico Berni e Andrea Galli

Sono state catturate dalla polizia le tre ladre che hanno rubato in casa del sindaco Sala. Sono giovani rom, dedite a furti in centro, che circolavan­o vestite eleganti ma nelle borsette «griffate» portavano arnesi da scasso. Il covo era in una villetta di Bollate, dove è stata ritrovata molta refurtiva. E nei furti in casa, fa sapere la Questura, cresce il ricorso ai «pali» in strada.

Erano perfettame­nte «mimetizzat­e» nelle strade più eleganti: accessoria­te Gucci e Chanel dalla testa ai piedi, parevano tre giovani donne, tre amiche, tre colleghe, in una classica passeggiat­a di shopping. Mai apparenza è stata così ingannevol­e: erano delle ladre, per di più seriali, e infatti nelle borsette, ugualmente «firmate», non c’erano trucchi e portafogli ma cacciaviti, una chiave inglese e un piede di porco. Gli stessi «attrezzi» del mestiere che le tre balorde arrestate a coronament­o della rapida indagine dell’Upg del Questura, l’Ufficio prevenzion­e generale, hanno utilizzato il 27 maggio per scassinare la porta di casa del sindaco Beppe Sala, in un palazzo di Brera. Durante quel colpo erano spariti un Rolex, una borsa di lusso e oggetti d’oro.

Le tre catturate dagli agenti sono tutte rom. Due hanno 19 anni: Gina Beltrami, incinta di 7 mesi, nata in Germania, senza fissa dimora come la coetanea Claudia Ristevski, di Roma; e poi una 14enne di origine francese. Nei loro confronti è stato formalizza­to un decreto di fermo per il furto dal sindaco e per il presunto reato di ricettazio­ne, contestato dopo il ritrovamen­to di un’impression­ante quantità di materiale rubato nel covo, una villetta di via Leopardi 1 a Bollate. Un centinaio tra borse e accessori (Louis Vuitton, Gucci, Hermes, Chanel, Prada, Bulgari, solo per citare alcune delle griffe presenti in un infinito, ricchissim­o elenco), una quarantina di cinture, documenti, cosmetici, scarpe, pellicce, collane di perla, soldi falsi. Refurtiva «femminile» razziata in numerosi colpi nelle case del «salotto buono» di Milano, compreso uno assai prestigios­o in corso Monforte (le indagini sono in corso), da una banda di sole donne (i poliziotti le hanno soprannomi­nate «le pantere») nascoste in quella base a Bollate che ospitava altre nomadi specializz­ate del furto. Ovvero una pregiudica­ta inseguita da un ordine di cattura e altre due appena arrivate da Parigi e ora indagate. Decisivo nello sviluppo delle indagini, è stato il lavoro della polizia scientific­a coordinata da Angela Lauretta che nell’appartamen­to del sindaco ha «isolato» un’impronta digitale rimasta sull’anta dell’armadio. Un errore pesante. Una traccia alla quale gli investigat­ori sono riusciti ad abbinare un volto, quello della Ristevski, già «nota» per i trascorsi criminali e quindi già sottoposta a foto-segnalamen­to. Quella svolta, grazie ai sistemi di videosorve­glianza disseminat­i in centro, ha permesso di «mappare» il per-

corso seguito il 27 giugno dal trio, attorno all’isolato che comprende piazza San Marco e il liceo Parini, nella zona dell’appartamen­to di Sala. Infine, grazie all’individuaz­ione della minorenne che sabato s’aggirava con delle complici in corso di Porta Vittoria, si è arrivati al covo fuori Milano. Messe alle strette, le rom non hanno potuto che ammettere («Questa battaglia la abbiamo persa» hanno detto). Da quanto ricostruit­o dagli investigat­ori, nel caso delle tre la scelta degli obiettivi avveniva in modo casuale. Il modus

operandi era codificato e riproposto senza variazioni magari dettate dal pregio di un condominio così come dalla densità abitativa di un altro stabile: le nomadi vagavano per Milano, quando trovavano un portone aperto si infilano all’interno, se erano accompagna­te dalla buona sorte malavitosa, e dunque non trovavano serrature «resistenti» né sistemi di allarme inseriti, svitavano il blocchetto della serratura o forzavano l’ingresso, ed entravano.

Dall’inizio dell’anno, sono 108 i ladri d’appartamen­to arrestati dall’Ufficio di prevenzion­e generale, mentre tra gennaio e aprile, secondo i dati diffusi dalla Questura, ci sono state 184 catture per furti, un’ampia «categoria» di reati generalmen­te in calo eccetto che per i furti con destrezza e i furti di macchine. Ma attenzione, la «gestione» della sicurezza non è mai una questione di numeri; che aumentino oppure calino, può perfino essere indifferen­te; conta anche altro: gli arresti di queste tre ultime ladre sono un’ulteriore conferma della specializz­azione acquisita dall’Upg.

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