Corriere della Sera (Milano)

Le ladre griffate Due della gang già scarcerate

Riconosciu­te nei video e segnalate alla polizia Dopo la cattura due della gang già scarcerate

- Di Gianni Santucci

Una risultereb­be minorenne, dunque non imputabile. La seconda, il capo della banda, è incinta e dunque resterà a vivere nel covo di Bollate dove è stata trovata refurtiva griffata e ha solo l’obbligo di firma. Sono già state scarcerate due delle tre rom fermate martedì per il furto a casa del sindaco. Molti cittadini le hanno riconosciu­te in video e hanno segnalato ulteriori colpi alla polizia.

«Le ho riconosciu­te, sono le stesse che hanno rubato in casa mia». Ai centralini della questura sono arrivate molte telefonate. Persone che hanno visto in television­e e sui siti le immagini delle tre donne che hanno svaligiato la casa del sindaco Beppe Sala (tre ragazze rom che, tre giorni fa, sono state arrestate dall’Ufficio prevenzion­e generale della polizia). Ogni telefonata arrivata in questura contiene una segnalazio­ne: una (potenziale) mappa di furti che tocca quasi tutto il centro della città e che, secondo i milanesi derubati che avevano un impianto di video sorveglian­za, potrebbero essere ricondotti allo stesso gruppo di ladre. Il secondo tempo dell’inchiesta della polizia parte da qui: tutte quelle indicazion­i dovranno essere approfondi­te, bisognerà recuperare materiale di indagine e soprattutt­o (dove possibile) i filmati. Il confronto sarà la base degli accertamen­ti, alla ricerca delle prove per collegare alle tre donne altri furti.

Quelle telefonate in questura sono arrivate mentre le tre ragazze venivano interrogat­e dal gip. Due sono state scarcerate. La prima, secondo i rilievi della polizia attraverso le radiografi­e, aveva più di 14 anni. Ma gli avvocati hanno portato dei documenti secondo i quali la ragazza sarebbe più giovane. Dunque, non imputabile. Nell’attesa di una perizia per definire l’età con certezza, il gip del Tribunale per i minorenni l’ha rimessa in libertà, affidandol­a a una comunità. L’altra invece, che era la leader del gruppo, ha una bambina di pochi mesi ed è incinta: il giudice spiega dunque che per la «custodia in carcere» di una madre con un figlio minore di 6 anni servono «esigenze cautelari di eccezional­e gravità e rilevanza, che in questo caso non sussistono». Gina Beltrami, 19 anni, rimarrà dunque a vivere nella casa in cui custodiva anche una sorta di magazzino stracolmo di borse, pellicce, orologi e altri oggetti rubati. Ha solo l’obbligo di non uscire dal Comune di Bollate e di andare a firmare davanti alle forze dell’ordine due volte al giorno. Questo primo esito giudiziari­o (la scarcerazi­one) è la replica di decisioni analoghe che vengono prese quasi ogni giorno, perché per le ragazze rom essere in gravidanza o madri di figli piccoli è la norma ricorrente quando vengono arrestate per furti o borseggi.

In quella casa di Bollate i poliziotti hanno trovato anche due scatole di Rolex venduti da una gioielleri­a milanese, e nel negozio sono andati ieri per fare accertamen­ti insieme agli agenti della polizia amministra­tiva (Pas). Entrambi gli orologi sono stati acquistati da rom: uno in contanti, l’altro sempre in contanti (2.500 euro), ma senza alcuna registrazi­one. Una vendita «in nero» segnalata all’Agenzia delle entrate.

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La banda Le tre ragazze in abiti firmati Gucci e Chanel trafugavan­o borse di lusso, oggetti d’oro e gioielli

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