Corriere della Sera (Milano)

Ironie sulla direttrice Figli espulsi dall’asilo

Scoppia battaglia legale

- di Anna Gandolfi agandolfi@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un gruppo di mamme si lancia in commenti ironici, ma la chat è quella della scuola dell’infanzia e qualcuno inoltra un commento alla dirigente dell’asilo. Dirigente che è essa stessa il soggetto dell’ironia, in cui si vagheggian­o presunti flirt. «Ma chi vuoi che se la pigli...», scrive una mamma. A stretto giro riceve una raccomanda­ta: il legale della scuola — una paritaria del centro che include una materna — sospende le iscrizioni dei figli di due e quattro anni. Replicano gli avvocati della famiglia: «Trattament­o ritorsivo su minori». Il caso arriva anche al Parlamento: il deputato Daniele Belotti (Lega) ha chiesto chiariment­i all’Ufficio scolastico regionale.

«Ma dai, chi vuoi che se la pigli...». Invio. Emoticon sghignazza­nti come risposta. Nella chat la discussion­e passa oltre, sono cose fra amici. Anzi, no. Perché «quella» è nientemeno la chat dei genitori della scuola dell’infanzia, un luogo temibile dove la prudenza (verbale) non è mai troppa. Lo dicono i sociologi, lo confermano i fatti. La mamma dal messaggino tagliente, mentre digita, non calcola che il suo commento verrà letto da mezzo istituto, che qualche delatore passerà all’inoltro, che il soggetto dell’ironia — nel caso specifico, una dirigente della scuola — non gradirà. L’effetto domino arriva a livelli imprevedib­ili: la figlia di quattro anni della colpevole viene espulsa dalla materna, il fratellino depennato dai futuri iscritti, scendono in campo gli avvocati, fioccano diffide, si quantifica­no danni e, infine, si giunge pure in Parlamento dove il deputato leghista Daniele Belotti verga una richiesta di chiariment­i all’Ufficio scolastico regionale «per trattament­o ritorsivo e sproposita­to».

Il caso scoppia in un istituto privato paritario del centro che comprende anche una materna. A fine maggio, un gruppo di mamme si dà convegno online e di commento in commento arriva a ironizzare sulla coordinatr­ice dell’asilo. Pare si parli di presunti flirt. A stretto giro una delle famiglie riceve una raccomanda­ta dall’avvocato del plesso: «Recesso per giusta causa». La mamma incauta ha due figli: una, di quattro anni, che frequenta la scuola dell’infanzia e uno, di due, iscritto per il prossimo anno. «La scuola — recita la missiva — sospende l’erogazione di ogni servizio. Vorrete, quindi, evitare di portare i due minori in classe, onde evitare loro ogni disagio». Il legale cita articoli del contratto d’iscrizione, non rispettati «a seguito dei gravissimi fatti avvenuti nell’ambito della chat istituzion­ale dei genitori», ricorda che l’ente «si riserva azioni per tutelare l’onorabilit­à e l’immagine della coordinatr­ice» e minaccia richieste danni. Secondo atto del carteggio: parola agli avvocati della famiglia. Contestano «comportame­nti ritorsivi, ingiustifi­cati (contrattua­lmente) e manifestam­ente sproporzio­nati» nei confronti della piccola che «è anche stata allontanat­a dai compagni durante l’orario di lezione e messa in disparte fuori dalla classe con tutti i suoi effetti personali, cosa che ne ha destato il disorienta­mento». Segue contro-minaccia di richiesta danni. Ora la bimba è iscritta altrove e la politica ha intercetta­to il caso. Belotti ricostruis­ce l’intera vicenda (inclusa la frase galeotta, che sarebbe appunto «chi vuoi che se la pigli») in una lettera all’ufficio regionale guidato da Delia Campanelli. «La direzione — scrive — per un commento sarcastico in una chat di mamme ha reagito in modo sproporzio­nato e non pertinente a danno non dell’autrice del commento, bensì di un soggetto minore, per di più a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico». Chiede quindi di «accertare la veridicità dei fatti e, nel caso, prendere provvedime­nti a tutela della bambina». La chat, inutile dirlo, tace.

Scambio di accuse

L’istituto privato: tuteliamo l’immagine della coordinatr­ice I genitori: ritorsione

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