La maxi-truffa sui Bitcoin con i soldi falsi
Rissa, spari e due arresti in viale Abruzzi. Una donna in fuga
Banconote sparpagliate in strada, svolazzanti, portate dalla brezza di un tardo pomeriggio tra i civici 43 e 51 di viale Abruzzi, e poi altre banconote identiche (da 500 euro, con la scritta fac-simile) nell’androne del palazzo, sulle scale, fino all’interno di uno studio al primo piano di un palazzo, che una società aveva affittato per la conclusione di un affare. Chiamati da un abitante dello stabile di viale Abruzzi 43, che aveva sentito strilli e parole, aveva assistito a una zuffa e un inseguimento, e pure aveva udito un colpo di pistola, i poliziotti sono arrivati sul posto alle 19 di mercoledì. Hanno per prima cosa agganciato e fermato tutti gli uomini in strada, un tal Yader Perez, cubano, 35 anni, e il suo complice serbo Slobodan Lazarevic, 33 anni. C’era poi la vittima, ragazzo italiano, origini catanesi, naso rotto e sangue in faccia, dolorante. Chiusa la più concitata fase dell’intervento, i poliziotti delle Volanti (la «Lambrate» e la «Venezia bis» del secondo turno) hanno iniziato a seguire quel filone di denaro falso e alla fine, dopo quasi unanottat ad’ approfondimenti, hanno scoperto un’ inedita riedizione delripdeal,c ate go riad i grandi truffe in cui sono specializzati gruppi di rom d'origine slava di solito residenti tra Milano e Torino. Caso inedito perché stavolta, allo slavo, s’era alleato un cubano; ma soprattutto perché di solito le vittime di questi raggiri si vedono sfilare diamanti e gioielli, oro o orologi, alcune volte denaro contante che dovrebbero cambiare con consistente lucro. E invece stavolta, con le loro mazzette di banconote false, i truffatori intendevano appropriarsi di bitcoin, la cripto valuta che ha moltiplicato di anno in anno il suo valore. Il ragazzo catanese era in viale Abruzzi col suo computer per chiudere un «affarone»: la vendita di 2 milioni e 250 mila euro in bitcoin.
E invece s’è accorto che qualcosa non stava funzionando, nonostante si fossero incontrati in un bar di via Montenapoleone grazie a un intermediario russo, anche se avevano già concluso senza problemi un affare da 50 mila euro (veri), e pur se sopra quella mastodontica quantità di carta straccia i truffatori avessero distribuito 45 mila euro autentici come camuffamento. Il venditore era là pronto a fare il trasferimento col suo computer, mentre gli altri due contavano i soldi, li verificavano con una lampada a raggi Uv, li passavano infine a una donna che li imbustava. Quando s’è alzato insospettito, la truffa s’è trasformata in estorsione, rapina impropria, rissa con lesioni aggravate (il giovane catanese ha riportato la frattura del naso). Dallo studio, il caos s’è spostato sul marciapiede di viale Abruzzi, dove è poi arrivata immediatamente la polizia. L’unica fuggita, la donna complice, approfittando della concitazione ha scampato l’arresto. E si è portata via la valigetta con i 50 mila euro (quelli veri).