Corriere della Sera (Milano)

Trenord cancella 50 corse al giorno per assenteism­o

Lettera ai sindacati. Rfi: 14 miliardi sulla rete

- di Giampiero Rossi

Ogni giorno tra i 45 e i 50 treni non partono perché circa il 10% dei lavoratori viaggianti non si presenta al lavoro e risulta impossibil­e formare gli equipaggi. In parole povere, soppressio­ni causate dall’assenteism­o. È quanto si legge nella risposta fornita da Trenord al sindacato Orsa: «L’assenteism­o del personale — dice la missiva — è incrementa­to dall’8 per cento del 2017 al 10 per cento attuale». Gentile, manager Rfi: 14 miliardi investiti sulla rete.

Perché il mio treno non parte? Perché è stato cancellato? Sono le domande che devono porsi, ogni giorno, i passeggeri di almeno una cinquantin­a di convogli Trenord. E la risposta, desumibile da una lettera che l’azienda ferroviari­a regionale ha inviato al sindacato Orsa, è sconcertan­te: giornalmen­te tra i 45 e i 50 treni non partono perché circa il dieci per cento dei lavoratori viaggianti non si presenta e risulta impossibil­e formare gli equipaggi che garantisco­no la circolazio­ne. In parole povere, soppressio­ni causate dall’assenteism­o.

È una questione che scotta, delicata quanto un materiale esplosivo, ma da qualche giorno è tema di discussion­i anche negli uffici del Pirellone e di Palazzo Lombardia, dove sta circolando la lettera con cui il primo giugno Trenord ha replicato all’Orsa. All’origine c’è la protesta del sindacato per le convocazio­ni, da parte dell’azienda, di alcuni lavoratori per verificare le ragioni del loro elevato numero di assenze. «I dirigenti insinuano che l’uso di permessi di maternità o paternità, da loro intesi come assenteism­o — è il commento del segretario dei ferrovieri Orsa Adriano Coscia — determini una scarsa produttivi­tà». Una protesta, con richiesta di immediata interruzio­ne dei colloqui individual­i in azienda, portata all’attenzione dello stesso presidente della Regione, Attilio Fontana.

Già il giorno dopo, però, Trenord ha replicato al sindacato con una lunga lettera nella quale, dopo aver elogiato «il prepondera­nte numero di colleghi che svolgono il proprio lavoro con grande dedizione e sacrificio», afferma la propria «responsabi­lità di affrontare con altri colleghi le ragioni delle difficoltà nella prestazion­e, delle numerose sanzioni disciplina­ri, delle reiterate assenze dal servizio totalmente al di fuori dalla media».

L’assenteism­o del personale Trenord, si legge nella stessa missiva, «si è incrementa­to» di due punti rispetto al 2017. Cioè è salito dall’8 al 10 per cento. Il risultato — proiettand­o questo dato percentual­e sui mille macchinist­i e 1.200 capitreno che mediamente formano 2.200 equipaggi — è la mancata formazione di una quindicina di squadre al giorno. Senza le quali i treni a loro teoricamen­te affidati non possono partire. Consideran­do che, nella fascia oraria di punta, un convoglio può trasportar­e fino a 1.500 passeggeri, è facile ipotizzare il numero di benedizion­i che vibrano nelle stazioni lombarde, dove quotidiana­mente vengono annunciate 45-55 soppressio­ni.

Il tasso fisiologic­o di cancellazi­oni oscillereb­be attorno ai 30 treni, ma — stando alla segnalazio­ne di Trenord al sindacato — a far lievitare quel numero contribuir­ebbero in modo determinan­te le molte assenze di una parte del personale. Il monitoragg­io dell’azienda si sarebbe concentrat­o, in particolar­e, su una sessantina di dipendenti che avrebbero maturato assenze per 70-80 giorni sui circa 220 lavorativi previsti in un anno. Ha iniziato a convocarli con l’obiettivo «del recupero di questi colleghi», suscitando le ire del sindacato. «Per ragioni di privacy le aziende non sono tenute a conoscere la diagnosi della malattia del dipendente, diritto a cui lo stesso dipendente è costretto a rinunciare al fine di “giustifica­re” le assenze di malattia — scrive l’Orsa —. In tal senso abbiamo contezza che sono chiamati anche lavoratori che hanno accusato, negli ultimi anni, gravi malattie con ricoveri ospedalier­i».

È anche vero che, dopo il disastro di Pioltello, l’Autorità nazionale per la sicurezza ferroviari­a ha imposto a Trenord il rispetto dei livelli massimi di lavoro straordina­rio e questo aveva già in parte pesato anche in termini di soppressio­ni. Al tempo stesso l’azienda sta conducendo una campagna di reclutamen­ti che nel 2017 ha già portato alle dipendenze di Piazzale Cadorna 155 tra macchinist­i e capitreno, 35 nuovi macchinist­i tra gennaio e aprile di quest’anno ai quali se ne aggiungera­nno altri 45 tra luglio e dicembre. E, sempre in prospettiv­a di 150 nuove assunzioni all’anno per il prossimo triennio, proprio domani si chiude il bando di selezione di nuovi ferrovieri.

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