Bambini espulsi dall’asilo Ispettori e battaglia legale
Ironie e ritorsioni: ora la famiglia chiede i danni
L’Ufficio scolastico regionale ha deciso di inviare gli ispettori nella scuola dell’infanzia privata che ha «espulso» due bambini a seguito dei commenti ironici postati dalla madre su una chat di genitori. «Frasi lesive della dignità della coordinatrice della materna», dice la scuola. «Ritorsione su minori che non c’entrano», replica la famiglia. Che ora ha deciso di fare causa per i danni morali subiti dai piccoli.
I bambini sono ormai stati iscritti a un’altra materna, ma il caso non è chiuso. Nella scuola dell’infanzia che li ha messi alla porta per le ironie postate dalla madre su una chat di genitori arriveranno gli ispettori del ministero. Il tutto mentre la famiglia ha deciso di portare in tribunale l’istituto — una privata paritaria del centro che include anche l’asilo — per «comportamento sproporzionato e ritorsivo» e per i danni subiti in particolare dalla piccola di quattro anni «che da un giorno all’altro non ha più potuto frequentare i compagni, pensando di esser stata rifiutata da loro».
A dare il via alla procedura d’ispezione è Delia Campanelli, al vertice dell’Ufficio scolastico regionale che del dicastero dell’Istruzione è la diretta emanazione territoriale. La scuola paritaria è riconosciuta e dunque sotto la giurisdizione del ministero. L’obiettivo dell’Ufficio scolastico regionale è ora acquisire documenti e accertare l’esatta dinamica dei fatti che hanno portato all’«espulsione» di due bambini — una, appunto, di quattro anni, che già frequentava l’asilo, e il fratellino di due che avrebbe dovuto entrare per la prima volta in classe a settembre — a seguito del comportamento tenuto dalla loro mamma in una chat su Whatsapp. La donna, intervenendo a fine maggio in una discussione fra genitori, ha ironizzato su presunti flirt della coordinatrice della scuola dell’infanzia («Ma chi vuoi che se la pigli...»). Uno dei membri del gruppo ha mostrato i messaggi alla dirigente e, come risposta, l’autrice del messaggio si è vista recapitare una raccomandata del legale del plesso in cui si annunciava il «recesso per giusta causa» dal contratto d’iscrizione di entrambi i figli «a seguito dei gravissimi fatti avvenuti nell’ambito della chat istituzionale dei genitori». «Vorrà evitare — concludeva l’avvocato nella missiva — di portare i minori in classe onde evitare loro disagi». Disagi che ci sono stati eccome, hanno replicato invece i legali assoldati dalla famiglia, «perché la bambina è stata anche messa in disparte fuori dalla classe, disorientata e turbata». «Ora faremo causa — spiega la madre —. Io ho sbagliato, non dovevo lasciarmi andare, mi sono scusata e l’avrei fatto anche pubblicamente, avrei risposto del mio errore. La scuola però doveva prendersela con me, non con i bambini, che vanno comunque protetti. Detto questo, la chat non era certo “istituzionale” bensì creata da noi per condividere consigli e organizzare compleanni». A seguito dei commenti, ritenuti dall’istituto «lesivi della dignità della coordinatrice», anche altre partecipanti al gruppo avrebbero ricevuto lettere di richiamo. Solo due bambini però sono stati depennati dagli iscritti. La vicenda è finita all’attenzione della politica: il deputato leghista Daniele Belotti ha chiesto all’Ufficio scolastico regionale di «accertare i fatti e, nel caso, prendere misure a tutela della minore». «La bambina fa le spese di un comportamento non suo», aggiunge. L’esame è partito. L’istituto, per il momento, non commenta.