«Bassi standard, obiettivi lontani» Il crollo di Lombardia Informatica
Regione, un documento riservato boccia la società tecnologica. Spunta l’ipotesi tagli
Troppi costi per le casse pubbliche, scarsi risultati: «Le performance dell’azienda sono ben al di sotto delle aspettative. Lombardia Informatica è ben lungi dal realizzare i suoi obiettivi». L’intenzione del (potente) assessore all’Economia Davide Caparini (Lega) di capire l’effettiva utilità pubblica delle più importanti società in pancia al Pirellone — Lombardia Informatica, Finlombarda, Infrastrutture lombarde ed Explora — sono note dall’inizio della legislatura: uno dei primi atti dopo l’insediamento della giunta guidata da Attilio Fontana è, lo scorso 23 aprile, chiedere una verifica dei conti delle quattro partecipate da 260 milioni l’anno. Ma c’è di più.
Adesso ad agitare gli animi in Lombardia Informatica è un documento riservato che — assicurano i ben informati — è scritto di pugno dallo stesso Caparini. È la prima volta che viene riconosciuto apertamente, seppure in un provvedimento non ufficiale, che Lombardia Informatica non è all’altezza dei compiti da svolgere per Regione Lombardia. La società dovrebbe occuparsi di sviluppare tecnologie informatiche, ma in realtà è solo una mega centrale di appalti. Come raccontato più volte dal Corriere, con il passare del tempo la mission di creare internamente software, soprattutto sanitari, difficili da reperire sul mercato a prezzi competitivi, viene rinnegata: quello che viene offerto alla Regione ormai da tempo viene acquistato quasi interamente all’esterno. Ma allora — è la domanda che risuona da anni — che bisogno c’è di 470 lavoratori, per un costo in stipendi di quasi 32 milioni di euro?
Il ragionamento dei nuovi inquilini del Pirellone è che Lombardia Informatica non possa continuare ad essere l’esempio di un carrozzone in cui rischiano di essere sprecati soldi pubblici. L’epoca del Celeste Roberto Formigoni è finita e anche la prudenza di Roberto Maroni è acqua passata. Di qui le tre righe pungenti del documento. Una versione dello stesso, ma più istituzionale, è contenuta nel Programma Regionale di Sviluppo (Prs) presentato a fine maggio. È l’atto che definisce gli obiettivi, le strategie e le politiche che la Regione a guida Fontana si propone di realizzare nell’arco della legislatura, per promuovere lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Per Lombardia Informatica la richiesta del Pirellone è chiara: «Razionalizzazione dei costi, miglioramento della qualità dei servizi offerti e tempi di esecuzione certi».
Sullo sfondo, ovviamente, resta l’attesa dei risultati dell’indagine avviata lo scorso 23 aprile: «Approfondimenti necessari — si legge nel Programma regionale di sviluppo — per valutare una eventuale ridefinizione della mission e delle strutture delle società del sistema regionale, con particolare attenzione all’economicità, appropriatezza, efficacia ed efficienza dei servizi prestati (il riferimento è sempre a Lombardia Informatica, Finlombarda, Infrastrutture lombarde ed Explora, ndr)». Insomma: non finisce qui. Anche perché — va ricordato — le fatture che ogni anno la Regione deve pagare a Lombardia Informatica sono salate: 210 milioni di euro, tra contributi per il funzionamento della società (quasi 25 milioni) e rimborsi per le forniture ricevute (185 milioni, sui quali sono spalmati anche i costi del personale).
L’obiettivo
L’analisi è necessaria per «ridefinire mission e strutture» della azienda partecipata