Uccise la moglie Su Truzzi l’ombra della ludopatia
Bovisio Masciago
Lo scopo è capire che cosa abbia spinto un uomo di 57 anni, autista incensurato e padre di famiglia, a procurarsi illegalmente una Smith & Wesson calibro 38 e a usarla contro la moglie, madre dei suoi tre figli, uccisa in strada mentre era al volante ferma al semaforo, come in un agguato di malavita. Risposte che forse potranno arrivare dalla perizia psichiatrica disposta d’ufficio nei giorni scorso dal pm Stefania Di Tullio, per valutare lo stato di salute mentale di Giorgio Truzzi, reo confesso dell’omicidio della moglie Valeria Bufo, uccisa in aprile a Bovisio Masciago, nel monzese. Nel passato di Truzzi, difeso dall’avvocato Norberto Argento, è emersa, in queste settimane di indagini, l’ombra della ludopatia. Malattia che, prima del tragico epilogo, avrebbe portato allo sfascio il rapporto con la vittima, che aveva già deciso di separarsi, andando a vivere da un paio di mesi con la figlia minore, ancora adolescente. Condizione quella di giocatore incallito, che lo avrebbe portato a tentare il suicidio, e poi a discutere
Il delitto
Freddata mentre era ferma al semaforo Perizia psichiatrica per il marito killer
di soldi con la moglie, fino a trasformarsi in un killer. All’una del pomeriggio del 19 aprile, in corso Italia a Bovisio, Truzzi, al volante della Smart aziendale, è sceso dalla vettura, ha aperto la portiera dell’Alfa Romeo su cui viaggiava, davanti a lui, la moglie Valeria Bufo, e le ha sparato 4 colpi, 3 dei quali a segno. La donna stava andando a prendere la figlia alla stazione. È morta al San Gerardo di Monza, dopo un paio d’ore di agonia. L’uomo, che ha mirato al torace, è risalito in auto, ed è andato alla caserma dei carabinieri di Seveso. «Ho sparato a mia moglie», ha detto prima di chiudersi in silenzio sino alla stessa sera quando, interrogato dagli inquirenti, ha accusato un tracollo emotivo. Nei giorni immediatamente successivi, è apparso «confuso e assente», e dopo un periodo trascorso al reparto di psichiatria del San Gerardo, in regime di detenzione, è tornato in carcere. Adesso la procura ha deciso di accertare le sue condizioni mentali con una consulenza affidata allo psichiatra Marco Lagazzi. La tragedia aveva notevolmente scosso la comunità di Seveso, dove viveva la famiglia, ben conosciuta da tutti.