Corriere della Sera (Milano)

Uccise la moglie Su Truzzi l’ombra della ludopatia

Bovisio Masciago

- Federico Berni

Lo scopo è capire che cosa abbia spinto un uomo di 57 anni, autista incensurat­o e padre di famiglia, a procurarsi illegalmen­te una Smith & Wesson calibro 38 e a usarla contro la moglie, madre dei suoi tre figli, uccisa in strada mentre era al volante ferma al semaforo, come in un agguato di malavita. Risposte che forse potranno arrivare dalla perizia psichiatri­ca disposta d’ufficio nei giorni scorso dal pm Stefania Di Tullio, per valutare lo stato di salute mentale di Giorgio Truzzi, reo confesso dell’omicidio della moglie Valeria Bufo, uccisa in aprile a Bovisio Masciago, nel monzese. Nel passato di Truzzi, difeso dall’avvocato Norberto Argento, è emersa, in queste settimane di indagini, l’ombra della ludopatia. Malattia che, prima del tragico epilogo, avrebbe portato allo sfascio il rapporto con la vittima, che aveva già deciso di separarsi, andando a vivere da un paio di mesi con la figlia minore, ancora adolescent­e. Condizione quella di giocatore incallito, che lo avrebbe portato a tentare il suicidio, e poi a discutere

Il delitto

Freddata mentre era ferma al semaforo Perizia psichiatri­ca per il marito killer

di soldi con la moglie, fino a trasformar­si in un killer. All’una del pomeriggio del 19 aprile, in corso Italia a Bovisio, Truzzi, al volante della Smart aziendale, è sceso dalla vettura, ha aperto la portiera dell’Alfa Romeo su cui viaggiava, davanti a lui, la moglie Valeria Bufo, e le ha sparato 4 colpi, 3 dei quali a segno. La donna stava andando a prendere la figlia alla stazione. È morta al San Gerardo di Monza, dopo un paio d’ore di agonia. L’uomo, che ha mirato al torace, è risalito in auto, ed è andato alla caserma dei carabinier­i di Seveso. «Ho sparato a mia moglie», ha detto prima di chiudersi in silenzio sino alla stessa sera quando, interrogat­o dagli inquirenti, ha accusato un tracollo emotivo. Nei giorni immediatam­ente successivi, è apparso «confuso e assente», e dopo un periodo trascorso al reparto di psichiatri­a del San Gerardo, in regime di detenzione, è tornato in carcere. Adesso la procura ha deciso di accertare le sue condizioni mentali con una consulenza affidata allo psichiatra Marco Lagazzi. La tragedia aveva notevolmen­te scosso la comunità di Seveso, dove viveva la famiglia, ben conosciuta da tutti.

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