Corriere della Sera (Milano)

«La tempesta» arriva danzando

L’omaggio a Strehler del gruppo Aterballet­to

- Valeria Crippa

Un omaggio a Milano e un altro a Giorgio Strehler si nascondono nella nuova produzione di «Tempesta» con cui l’Aterballet­to torna in città per la sua settima stagione al Piccolo. «Tra i molti riferiment­i visivi a cui ho pensato — spiega il coreografo Giuseppe Spota — ho scelto di ricordare l’Ariel di Giulia Lazzarini nella “Tempesta” strehleria­na: non immaginate­la però appesa a una fune com’era nell’originale. Nel balletto sarà interpreta­ta da Serena Vinzio e nuoterà nell’aria sostenuta da un gruppo di danzatori». Mentre il drammaturg­o Pasquale Plastino ha messo in mano ai due fratelli rivali Prospero e Antonio una corona le cui punte raffiguran­o le guglie del Duomo di Milano: «È un filmino vintage di due bambini che giocano e si contendono il simbolo del regno — racconta —. Da lì scaturirà la relazione di vendetta-perdono che è il motore della “Tempesta”. Tradurre Shakespear­e in una drammaturg­ia per la danza sembrava, sulla carta, una sfida impossibil­e. Abbiamo quindi scelto di dare un corpo a ciò che viene detto e non visto nel testo».

Perno della creazione coreografi­ca, al debutto assoluto da martedì a giovedì al Teatro Strehler, sono le musiche scritte ad hoc da Giuliano Sangiorgi (leader dei Negramaro) che ha immaginato un paesaggio sonoro di circa un’ora tra techno, tribale e melodico in cui ogni personaggi­o si connota di uno specifico umore: Miranda è malinconic­a, Calibano ha un suono ligneo. «È proprio lui, Calibano — aggiunge Spota —, il vero protagonis­ta di un microcosmo magico, quello dell’isola dove Prospero e Miranda vivono per dodici anni un rapporto padre-figlia tra creature non umane. Nell’approfondi­re il testo, un’immagine ha innescato la visione seguente con un effetto domino per l’immaginazi­one».

In questo triangolo relazional­e tra Calibano (interpreta­to da Philippe Kratz), Prospero (Hektor Budlla) e Miranda (Martina Forioso), il corpo e la danza mutano costanteme­nte come in un viaggio evolutivo nelle cui tappe si incuneano le scene scultoree di Giacomo Andrico, pannelli a bassorilie­vo mossi dagli stessi danzatori in una sorta di partitura materica. I costumi sono di Francesca Messori, le luci del light designer storico della compagnia Carlo Cerri. «Con “Tempesta”, nata dalla precedente direzione Bozzolini/Ottolini — annuncia il neodiretto­re generale Gigi Cristofore­tti —, si apre un nuovo ciclo di vita per Aterballet­to che a Milano radicherà progetti e presenze alla Fondazione Feltrinell­i, all’Elfo Puccini, al Franco Parenti. Come Fondazione Nazionale della Danza allarghiam­o l’orizzonte per intessere nuove relazioni nel sistema nazionale dello spettacolo dal vivo: dall’incontro tra danza e fotografia, del progetto “In/Finito”, alla fusione tra musica e gesto in “Bach Project”, fino alla prosa con “Tango reloaded” di Mario Martone. Il nuovo orientamen­to — conclude — attraversa più discipline nell’accostarci a due teatri importanti come quello di Brescia e del Veneto che ci producono e accolgono nelle prossime stagioni».

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Prima assoluta Un momento di «Tempesta». Coreografi­a di Giuseppe Spota, musiche di G. Sangiorgi

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