Airbnb, un milione dal sommerso
L’assessore Tasca: risultati superiori al previsto. Ora il Comune punta a coinvolgere le altre piattaforme L’incasso in due mesi dopo l’accordo sulla tassa di soggiorno siglato con Palazzo Marino
Più 565 mila euro nel mese di marzo. Più 506 mila ad aprile. Il «contratto» tra Comune e Airbnb ha portato nel giro di due mesi un milione di euro in più nelle casse di Palazzo Marino. Stiamo parlando dell’imposta di soggiorno e dell’accordo entrato in vigore dal primo marzo.
Più 565 mila nel mese di marzo. Più 506 mila ad aprile. Il «contratto» tra Comune e Airbnb ha portato nel giro di due mesi un milione di euro in più nelle casse di Palazzo Marino. Stiamo parlando dell’imposta di soggiorno. Secondo le previsioni iniziali dell’assessore al Bilancio, Roberto Tasca, l’accordo avrebbe dovuto far incassare al Comune circa tre milioni di euro, ma se la progressione dovesse mantenersi costante, la cifra potrebbe lievitare e superare i quattro milioni di euro, portando l’incasso totale dell’imposta ben oltre i 45 milioni del 2017. Mentre il «contratto» del governo giallo-verde prevede l’abolizione dell’imposta, Milano difende a spada tratta quella che ritiene un esempio virtuoso di autonomia amministrativa finanziaria. «Siamo profondamente contrari all’abolizione dell’imposta di soggiorno — attacca Tasca —. Non è vero che sia vessatoria. Al contrario, i turisti che vengono a Milano hanno una serie di benefici che arrivano proprio grazie al loro contributo». Contributo che potrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi mesi, perché il Comune vuole allargare l’accordo con altre piattaforme che raggruppano quelli che in gergo vengono chiamati host, ossia «i padroni di casa» che mettono a disposizione
una stanza o l’intero appartamento. Contatti sono già stati presi con un altro colosso dell’affitto breve, Homeaway, e si sta lavorando sui privati che non sono associati alle piattaforme: «Stiamo cercando di facilitare al meglio questo tipo di attività — continua Tasca — anche perché è
un modo per far emergere il sommerso. Non lo possiamo fare invece per altre piattaforme tipo Booking perché non incassano direttamente il pagamento».
Veniamo alle cifre. A gennaio l’incasso totale per il Comune è stato di 3,7 milioni a fronte di 978 mila presenze, a febsenze. braio di 3,3, per 973 mila presenza. A marzo, quando è entrato in vigore l’accordo con Airbnb che prevede una tariffa unica di 3 euro a notte, il grande balzo: 4,4 milioni per un milione e 100 mila presenza. Aprile porta più in alto l’asticella: 4,7 milioni di incasso per un milione e 168 mila pre- Tutte le notizie di cronaca e gli aggiornamenti in tempo reale sul sito milano. corriere.it
Non è solo una questione di mesi più o meno favorevoli al turismo perché se si confrontano marzo e aprile del 2018 con marzo e aprile del 2017 ci si rende conto di cosa abbia portato in superficie l’accordo con Airbnb. Marzo 2017, 3,6 milioni di incasso per 989 mila presenza. Aprile
2017, quattro milioni di incasso per un milione e 143 mila presenze. Il contributo degli ospiti della piattaforma digitale è stato rispettivamente di 565 mila euro per marzo e di 506 mila per aprile. D’altra parte il fenomeno Airbnb e similari è in continua crescita. I visitatori che scelgono un’abitazione privata sono passati dai 450 mila del 2016 ai 600 mila del 2017. Le case affittate sui portali sono passate dalle 8 mila del 2015 al raddoppio nel 2017: 16 mila. I posti letto destinati agli affitti brevi, fuori dal circuito alberghiero, sono 30 mila. Gli occupanti giornalieri negli appartamenti Airbnb sono in media 2,3. Dei 16 mila alloggi, il 40 per cento è al di fuori della zona centrale e il 65 per cento degli appartamenti prenotati sono fuori dal centro storico. Un host su due offre più di una casa o di una stanza in affitto. In media, in un anno, il proprietario riesce ad affittare la sua abitazione per 35 notti. L’identikit dell’host: in maggioranza sono donne (il 54 per cento). L’età media è di 41 anni. Un business che rende il doppio rispetto a un affitto di lungo periodo. Il guadagno medio del padrone di casa si aggira sui 5 mila euro lordi annui. E si aggira intorno agli 80 milioni di euro il reddito addizionale generato da Airbnb e intorno 400 milioni l’indotto per i negozi (fonte, Airbnb). Se per Airbnb fa fede l’accordo, è evidente che Palazzo Marino ha tutto l’interesse di far emergere quello che c’è ancora di sommerso in un business che non conosce frontiere. Una domanda è però doverosa. Che fine fanno i soldi dell’imposta di soggiorno? «È una tassa di scopo molto ampia — conclude Tasca —. Le entrate sono utilizzate per sviluppare le attività culturali di supporto al turismo. Ma la legge lascia ampia libertà di manovra. Il fatto che il metrò funzioni bene favorisce o meno il turismo? Secondo me sì. Il fatto che i musei lavorino al meglio favorisce o meno il turista? Per questo, su 45 milioni che arrivano dall’imposta di soggiorno, 27 sono per la Cultura».
Il rilancio
Ora Palazzo Marino punta a coinvolgere le altre piattaforme web come Homeaway