Voto di scambio Magoni indagata a Bergamo
Voto di scambio, indagata l’assessore regionale al Turismo. «Atto dovuto»
Al telefono si parlava di voti. Per questo ora l’assessore regionale Lara Magoni risulta indagata per voto di scambio dalla Procura di Bergamo. L’ex direttore del carcere Antonino Porcino e il direttore sanitario della stessa struttura, Franco Bertè, sono stati invece arrestati. Ma da Ignazio La Russa al gruppo consiliare in Regione, il partito dell’assessore fa quadrato: «Siamo solidali, chiarirà tutto».
Agli investigatori che ascoltavano i telefonini sotto intercettazione le frasi sono sembrate ambigue. E le hanno annotate. L’ex campionessa di sci bergamasca Lara Magoni — da marzo assessore regionale a Turismo, marketing territoriale e moda, ed eletta anche senatrice per Fratelli d’Italia — parlava di voti. Era prima delle elezioni. Il suo cellulare non era sotto controllo, lo erano però quelli di due persone con cui comunicava: l’allora direttore del carcere di Bergamo Antonino Porcino, 65 anni, da giugno in pensione, e il direttore sanitario della stessa struttura, Franco Bertè, 59 anni. Da lunedì il primo è in carcere a Parma e l’altro agli arresti domiciliari, su ordinanza cautelare, per false certificazioni di malattia e, Porcino, anche corruzione. Per via di quei contatti con i due, l’assessore è finita sotto indagine.
Un atto dovuto, secondo la Procura, a tutela della Magoni, perché possa spiegare il significato di quelle frasi. Allo stato, solo qualche battuta in un paio di telefonate, con Porcino e con Bertè, in vista delle elezioni. Un rapido botta e risposta. Non è invece emerso uno scenario di «promesse» in cambio. Ma in un’indagine in cui sono coinvolti esponenti della pubblica amministrazione, la Procura vuole togliersi ogni dubbio. «Chiariremo in fretta per senso delle istituzioni» reagisce il procuratore capo di Bergamo, Walter Mapelli, al tam tam successivo alla notizia.
Il telefono squilla a lungo, più volte, ma l’assessore Magoni non risponde. I «suoi» la sostengono. In una nota di Fratelli d’Italia, il capogruppo Franco Lucente, la consigliera Barbara Mazzali e l’assessore Riccardo De Corato «esprimono piena solidarietà all’assessore Lara Magoni». «Siamo certi — scrivono — che la magistratura chiarirà tutto al più presto e siamo convinti che verrà accertata la totale estraneità del nostro assessore nell’ambito dell’inchiesta di Bergamo».
Il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa tira il freno. «A quanto sappiamo, l’assessore Lara Magoni — fa sapere — non solo non è imputata ma la circostanza che sarebbe indagata per voto di scambio (senza avere ancora ricevuto dalla magistratura alcun avviso di reato), risulta soltanto da fonte giornalistica, secondo la quale sarebbero stati trovati suoi volantini elettorali in casa di altri indagati». La Russa si augura «un pronto chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria che elimini ogni ombra sul comportamento di Lara Magoni che abbiamo imparato a stimare per il suo atteggiamento sempre corretto e cristallino».
Invoca chiarezza anche il consigliere regionale lombardo del Movimento Cinque Stelle, Dario Violi. Ma con un altro tono: «L’ipotesi di reato di voto di scambio e l’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore regionale Lara Magoni è molto grave. Se il reato fosse accertato Magoni dovrebbe dimettersi da tutti gli incarichi pubblici. Ci auguriamo che spieghi tutto nell’interesse dei lombardi».