Corriere della Sera (Milano)

LE MOSCHEE NEI QUARTIERI UN MOSAICO COMPLESSO

- Daniela Zambon gschiavi@rcs.it

Caro Schiavi,

Milano negli ultimi anni si è fatta più bella, innovativa, moderna, accattivan­te e ha rivalutato alcune zone rendendole fashion ed appetibili per gli investitor­i. Il tutto naturalmen­te ad esclusione delle periferie dove leggo che per alcune sono ritornati in auge i progetti per la nascita di moschee. Addirittur­a via Padova potrà vantarsi di averne ben due nel raggio di soli 4 km. Una moschea già esistente verrà regolarizz­ata e ne nascerà una nuova in via Esterle. Non ne bastava una... È giusto ricordare che lo stabile di via Esterle, di proprietà del Comune, è occupato illegalmen­te da circa due anni e che dista poco più di 300 metri dallo stabile tristement­e famoso di via Cavezzali . Nemmeno per un attimo il Comune ha pensato ad un’altra destinazio­ne: che so, un luogo dove giovani artigiani possano riunirsi per iniziare una nuova attività o farne un luogo di aggregazio­ne per giovani e/o anziani. Ormai è fin troppo chiaro qual è il disegno futuro di via Padova che, con due moschee, sarà decisament­e più appetibile solo da alcune etnie. E così, mentre in alcune zone i prezzi degli immobili continuera­nno a crescere, qui continuera­nno a scendere. Perché, diciamolo, alzi la mano chi avrà voglia di acquistare un appartamen­to «fronte moschea»? Se è questa l’ossessione per le periferie allora dico: no grazie. Molto più onesto e coerente chi in precedenza non lo diceva affatto ed andava avanti per la sua strada, almeno si sapeva da che parte stava.

Cara Daniela, la moschea è come la dinamite: come si tocca esplode. Riguarda le istituzion­i, che devono garantire a tutti la libertà religiosa e il diritto di culto e riguarda noi, chiamati alla convivenza in un clima che non è mai troppo sereno. Ma se a Milano le persone di fede musulmana sono un decimo della popolazion­e (circa 130 mila) come si fa a dire che una moschea non serve? Semplifica­ndo, si può dire che per pregare è meglio di un garage o di un marciapied­e. Milano non può offrire un sentiero d’asfalto o un palalido a rotazione: l’efficienza di una capitale internazio­nale si misura dalla capacità di affrontare le situazioni complesse, come il diritto alla preghiera per le altre fedi (operazione politicame­nte svantaggio­sa, ma quando serve necessaria). Quanto a via Padova, convengo sul fatto che non bisogna ghettizzar­e una zona che cerca la rinascita con un tessuto umano e civile straordina­rio. La sua etnicità dovrebbe diventare un’attrazione, e non un problema.

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