LE MOSCHEE NEI QUARTIERI UN MOSAICO COMPLESSO
Caro Schiavi,
Milano negli ultimi anni si è fatta più bella, innovativa, moderna, accattivante e ha rivalutato alcune zone rendendole fashion ed appetibili per gli investitori. Il tutto naturalmente ad esclusione delle periferie dove leggo che per alcune sono ritornati in auge i progetti per la nascita di moschee. Addirittura via Padova potrà vantarsi di averne ben due nel raggio di soli 4 km. Una moschea già esistente verrà regolarizzata e ne nascerà una nuova in via Esterle. Non ne bastava una... È giusto ricordare che lo stabile di via Esterle, di proprietà del Comune, è occupato illegalmente da circa due anni e che dista poco più di 300 metri dallo stabile tristemente famoso di via Cavezzali . Nemmeno per un attimo il Comune ha pensato ad un’altra destinazione: che so, un luogo dove giovani artigiani possano riunirsi per iniziare una nuova attività o farne un luogo di aggregazione per giovani e/o anziani. Ormai è fin troppo chiaro qual è il disegno futuro di via Padova che, con due moschee, sarà decisamente più appetibile solo da alcune etnie. E così, mentre in alcune zone i prezzi degli immobili continueranno a crescere, qui continueranno a scendere. Perché, diciamolo, alzi la mano chi avrà voglia di acquistare un appartamento «fronte moschea»? Se è questa l’ossessione per le periferie allora dico: no grazie. Molto più onesto e coerente chi in precedenza non lo diceva affatto ed andava avanti per la sua strada, almeno si sapeva da che parte stava.
Cara Daniela, la moschea è come la dinamite: come si tocca esplode. Riguarda le istituzioni, che devono garantire a tutti la libertà religiosa e il diritto di culto e riguarda noi, chiamati alla convivenza in un clima che non è mai troppo sereno. Ma se a Milano le persone di fede musulmana sono un decimo della popolazione (circa 130 mila) come si fa a dire che una moschea non serve? Semplificando, si può dire che per pregare è meglio di un garage o di un marciapiede. Milano non può offrire un sentiero d’asfalto o un palalido a rotazione: l’efficienza di una capitale internazionale si misura dalla capacità di affrontare le situazioni complesse, come il diritto alla preghiera per le altre fedi (operazione politicamente svantaggiosa, ma quando serve necessaria). Quanto a via Padova, convengo sul fatto che non bisogna ghettizzare una zona che cerca la rinascita con un tessuto umano e civile straordinario. La sua etnicità dovrebbe diventare un’attrazione, e non un problema.