Corriere della Sera (Milano)

Esclusa dalla gita perché ha il diabete

La famiglia fa causa al liceo artistico Brera: «I professori non volevano assisterla»

- di Elisabetta Andreis

Messa alla porta per 12 giorni, costretta a saltare le lezioni e poi «invitata» a saltare la gita scolastica in Sicilia con i compagni, dopo aver già pagato la quota. Il motivo: la ragazza soffre di diabete mellito di tipo 1. È successo a Shaymaa, iscritta al terzo anno del liceo artistico Brera. Le carte sono in mano a un avvocato che da due mesi, con l’Ufficio scolastico, attende spiegazion­i.

Messa alla porta dal suo liceo per dodici giorni, costretta a rimanere a casa saltando le lezioni. E poi «invitata» a saltare la gita scolastica in Sicilia con i compagni, tra l’altro dopo che la quota era stata già pagata. Motivo: la ragazza soffre di diabete mellito di tipo 1. Possibile? È successo a Shaymaa, iscritta al terzo anno dell’artistico Brera. Le carte, adesso, sono tutte in mano a un avvocato.

«Ogni due ore devo farmi l’iniezione di insulina ma sono autosuffic­iente nella terapia, è la normalità per noi diabetici», spiega Shaymaa El Meehy, 18 anni appena compiuti, nata in Italia da mamma irachena e papà egiziano e dal 2012 ammalata della patologia autoimmune. «A marzo ho cambiato medico e il nuovo dottore, solo per precauzion­e, ha chiesto alla scuola di tenere disponibil­e una dose del farmaco salvavita glucagone, per eventuali crisi ipoglicemi­che d’emergenza. Il liceo ha respinto la richiesta e chiamato i miei genitori perché venissero a prendermi subito, già durante le lezioni».

Se lei è scossa, i suoi compagni sono ancora più dispiaciut­i e l’hanno incoraggia­ta a raccontare l’episodio, adesso che è passato un po’ di tempo. Dodici giorni a casa, tra l’altro senza una comunicazi­one ufficiale dell’istituto che motivasse l’esclusione. Che è durata fino a che la Asl ha disposto di riammetter­e subito la ragazza. Ma non è finita. Il giorno del rientro a scuola, a Shaymaa viene detto che non può più partecipar­e alla gita scolastica. «La professore­ssa mi ha reso i soldi che avevo versato, dicendomi che non potevo andare con gli altri. Mi è venuto da piangere e mi sono arrabbiata. I miei amici mi hanno accompagna­to in presidenza, mentre i miei genitori neanche erano stati informati. Mi sono sentita rispondere che se insistevo ancora per partire, la gita sarebbe stata annullata per tutta la classe e che era solo colpa mia».

Due mesi fa, l’avvocato e l’Ufficio scolastico territoria­le hanno chiesto informazio­ni alla dirigente. Ad oggi la risposta scritta non è ancora arrivata. «Il certificat­o medico non era chiaro, quando è arrivato a scuola. E comunque nessun professore era disponibil­e a somministr­are il glucagone in caso d’emergenza, tanto più in un luogo isolato della Sicilia. Chi se la prende la responsabi­lità, se non è personale medico?», ribatte la preside Emilia Ametrano.

Ma il legale, nella sua nota, sottolinea alcuni passaggi. «Per prendere parte al viaggio, la mia assistita aveva consegnato l’attestazio­ne della completa autonomia con l’insulina e una lettera in cui si sollevava la scuola da qualunque responsabi­lità rispetto alla terapia — scrive —. Quanto al farmaco salvavita, non ha effetti tossici né alcuna controindi­cazione da sovradosag­gio, deve solo essere somministr­ato come da specifica prescrizio­ne medica». Ad essere colpita dalla storia è anche Martina Failla, la studentess­a di 25 anni cui a novembre fu precluso l’ingresso alla discoteca Old Fashion perché i buttafuori non accettavan­o il «kit di sopravvive­nza» da cui lei non può mai separarsi (tre bustine di zucchero e un succo di frutta). «È una cosa incredibil­e — riflette Martina —. Il diabete può attaccare chiunque, a prescinder­e dall’alimentazi­one e dallo stile di vita. Non c’è cura, solo terapia. Per gli altri non è un disagio, basta organizzar­si. E la scuola, che deve essere il luogo inclusivo per eccellenza, non può tirarsi indietro».

La replica

La preside: nessuno dei prof era disponibil­e a intervenir­e in una eventuale emergenza

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