Corriere della Sera (Milano)

Ministro e giunta

MIGRANTI IL DOPPIO MATCH

- Di Massimo Rebotti

Matteo Salvini lo ha detto chiarament­e: «Prima Sesto, poi Cinisello, la prossima è Milano». Domenica a Cinisello c’è il ballottagg­io, ovvio che il leader della Lega cerchi di mobilitare la sua parte in un’elezione incerta. Meno scontato, invece, che nel comizio ci sia stata anche l’indicazion­e della prossima sfida: Milano. Per quale motivo il ministro dell’Interno e leader politico sulla cresta dell’onda — secondo alcuni sondaggi guida attualment­e il partito più grande — si occupa con così grande anticipo (mancano tre anni) del voto per il sindaco di Milano? Niente paura, oggi non inizia certo la campagna elettorale per il 2021, ma, per certi versi, tra Salvini e la Milano governata dal centrosini­stra è comunque iniziato un lungo match. I binari sono due. C’è quello della collaboraz­ione/ competizio­ne con la giunta Sala sul piano dell’ordine pubblico: «Ho alcuni obiettivi su Milano — ha detto ieri Salvini — da ministro mi metto a disposizio­ne del sindaco». Il leader ha anche indicato le sue priorità: «Sgomberi a San Siro, via Gola, Chiesa Rossa», e anche in alcuni «campi rom». E c’è il binario, sempre più chiaro, dello scontro politicocu­lturale sui migranti: sabato al parco Sempione migliaia di persone (anche l’arcivescov­o Mario Delpini) parteciper­anno a un pranzo multietnic­o organizzat­o dall’assessore Majorino. «La politica non è solo consenso — ha detto Sala — ma fare ciò che si ritiene giusto». Due modelli opposti e una lunga sfida davanti.

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