Al Cenacolo i bozzetti inglesi di Leonardo
A ottobre i disegni preparatori di Leonardo in prestito dalle collezioni reali inglesi Il museo allarga di 5 minuti il tempo di visita
Un allestimento unico per le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Dal prossimo 13 ottobre, per tre mesi, il Cenacolo alle Grazie ospita infatti dieci bozzetti originali preparatori per l’Ultima Cena. Sono un prestito della Royal Collection: sette fogli del maestro e tre disegni dei suoi allievi, Cesare da Sesto e Francesco Melzi.
Visite più lunghe nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie dal prossimo autunno. Venti minuti per i gruppi di turisti, fino a trenta per gli studiosi. Dal 13 ottobre, per tre mesi, il Cenacolo ospita infatti un allestimento unico nel suo genere. Saranno esposti ai piedi del grande dipinto dieci bozzetti originali preparatori per l’Ultima Cena. Sono un prestito di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. Escono dalla Royal Collection, dal Castello di Windsor. Sette fogli preparatori sono di mano di Leonardo Da Vinci e tre disegni dei suoi allievi, Cesare da Sesto e Francesco Melzi. È il contributo con cui il Polo museale lombardo fare partire le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte del maestro. «I visitatori non pagheranno un euro in più, la mostra non prevede costi aggiuntivi ma è un nostro omaggio a Leonardo», spiega Stefano L’Occaso, direttore del Polo museale.
Sono indubbiamente dei tesori fragili oltre che preziosi questi disegni, tra i pochi superstiti riguardanti l’Ultima Cena, la cui genesi fu «lunga e travagliata», come ricorda Pietro Marani, professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso il Politecnico di Milano autore di uno degli studi più completi («Leonardo, il Cenacolo svelato»), nel 2011. «Opera sublime a lungo meditata e ripensata». Sono già stati esposti in parte al Metropolitan Museum of Art di New York e nel Musée du Louvre a Parigi, nel 2003. Ma tutt’altra cosa è la collocazione milanese. «Sarà un apporto in più per la comprensione di un’opera complessa per il grande studio che c’è dietro», aggiunge L’Occaso. Leonardo, gli fa eco Marani, «spesso disegnava le persone dal vero per poi usarle in un contesto come quello del Cenacolo». Ed ecco che nei bozzetti nelle teche troveremo la testa di Giacomo, di Simone e di Bartolomeo e la sua mano sinistra, così come il braccio destro di Pietro. Forse i modelli «furono i suoi stessi allievi», aggiunge Marani. Ma non è tutto: si potrà ripercorrere la tecnica di Leonardo che dal disegno a inchiostro (schizzi più rapidi nei quali l’artista tenta lo studio della composizione nel suo insieme) passa alla matita nera e poi alla rossa «avvicinandosi ancor più al naturalismo». Fogli che preludono la definitiva resa pittorica. E cosa meglio «del Refettorio che è una grande teca con il microclima perfetto — conclude la direttrice del Cenacolo, Chiara Rostagno — per garantire la conservazione dei disegni di Leonardo?».
Si sa che il da Vinci ricevette la commissione per l’Ultima Cena direttamente da Ludovico il Moro, nel 1494. E che vi lavorò per quattro anni. Ma si conserva un numero limitato di Studi di Leonardo per il Cenacolo, quindi il lavoro preparatorio per il grande dipinto, a tempera grassa, sulla parete del refettorio del convento adiacente alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, è scarsamente documentato. Leonardo, spiegano gli esperti, «concentrò i suoi (celeberrimi) studi di interesse anatomico tra la fine degli anni Ottanta e gli anni che vanno dal 1507 al 1513. La fase dell’Ultima Cena invece non è caratterizzata dalla ricerca anatomica e le figure dipinte sono coperte da ampie vesti che ne nascondono la struttura».
Martin Clayton, responsabile della collezione Windsor, conclude: «I 550 disegni di Leonardo conservati nelle Collezioni Reali inglesi sono tra i suoi tesori più preziosi». Un corpus grafico rimasto intatto sin dalla morte di Leonardo e giunto a Londra sotto Carlo II, 350 anni fa. «La possibilità di esporre i dieci legati all’Ultima Cena è emozionante». Siamo infatti abituati a una immagine che sembra nata nella mente dell’artista nel suo assetto definitivo. I disegni, invece, dimostrano «che la sua rivoluzionaria opera fu risultato di lunghe meditazioni e di una preparazione meticolosa».