Sgomberi e rom Salvini a Sala: io a disposizione
Linea dura in città. Il sindaco ribatte: lui annuncia, noi lavoriamo
Di Matteo Salvini, il sindaco Beppe Sala aveva detto non più di un paio di giorni fa che è un «diabolico attivatore di consenso». Ieri ne ha avuto la riprova, quando il neoministro dell’Interno, suadente come non mai, ha detto che si mette a disposizione di Sala per gli sgomberi delle case occupate e sulla chiusura dei campi rom. Due temi che lo stesso sindaco aveva lanciato nei giorni scorsi, ma che nell’impostazione radicale di Salvini rischiano di mettere in difficoltà il primo cittadino milanese. Tra l’altro, nella stessa trasmissione il leader della Lega ha annunciato l’anagrafe dei rom minacciando che gli irregolari andranno espulsi. «Ho alcuni obiettivi su Milano. Da ministro mi metto a disposizione del sindaco» ha detto Salvini ai microfoni di TeleLombardia. Aggiungendo anche su che cosa potrebbe concretizzarsi l’insolita alleanza, come «gli sgomberi in alcuni quartieri popolari, penso a San Siro, a via Gola, a Chiesa Rossa» o come «i campi rom». Il sindaco, rispedisce la proposta al mittente: «Salvini fa annunci, noi lavoriamo». «Gli ricordo che proprio recentemente il Comune ha sgomberato 12 famiglie che vivevano nell’illegalità, subendo anche critiche da sinistra ma noi lavoriamo e, nello specifico, lo facciano avendo in mente le 2 mila famiglie che sono in lista di attesa e hanno tutti i diritti di ottenere un alloggio». Ribadisce la linea dura sugli sgomberi, ma nel rispetto della legge: «Nel mio vocabolario non esiste lo slogan “no sgomberi” - ha aggiunto - ma un conto è andare in Tv a teorizzare questo genere di interventi e un conto è metterlo in pratica rispettando le normative vigenti e i diritti delle persone soprattutto quando in quei nuclei familiari ci sono minori o anziani».
Di sgomberi, il sindaco aveva parlato sabato quando, a fronte della contestazione di un gruppetto di inquilini abusivi delle case popolari di via Palmanova, allontanata pochi giorni prima, aveva ribadito la linea dura: «Quando migliaia di persone sono in lista d’attesa per avere una casa popolare, perché ne hanno diritto, mentre altri hanno illegittimamente occupato gli alloggi, non accettando aiuto e anzi facendosi difendere da gruppi fuori legge, ecco — ribadisce — in questo caso difendo quello che facciamo, compresa l’azione in via Palmanova. Il “basta sgomberi” non mi appartiene. Mi pare che a Milano non siano così frequenti, ma difendo ogni singolo sgombero fatto».
Anche sul tema dei rom, il sindaco aveva annunciato una stretta. Subito interventi e controlli per scongiurare i micro-insediamenti abusivi nelle periferie e in futuro, quando le condizioni lo permetteranno, la chiusura dei campi rom regolari.«Non sono un modello di successo — aveva detto il sindaco — né da replicare. Certamente non se ne creeranno altri. Verificheremo più avanti se c’è la possibilità di chiudere anche quelli esistenti». In attesa delle decisioni future aveva insistito sugli insediamenti che si formano all’improvviso con l’arrivo di camper e roulotte: «La città ci chiede meno tolleranza. C’è bisogno di una pressione continua». Il «diabolico» Salvini ha colto al balzo la palla «politica».