Studi e carriere, le donne penalizzate Il Politecnico: va invertita la tendenza
Contratti precari e stipendi più bassi degli uomini. Stanziati 500 mila euro per la parità di genere
Stipendio più basso, anche in ingresso e non solo durante la carriera. Contratti precari anziché a tempo indeterminato. Le donne restano svantaggiate negli atenei anche se i loro risultati sono più brillanti rispetto a quelli dei colleghi. A fare autocritica, dati alla mano, è il Politecnico, che con il suo nuovo Osservatorio monitora il livello di inclusione e identifica con chiarezza gli ambiti da migliorare con urgenza. Indirettamente, il quadro che emerge descrive la «combattività» delle ragazze che si fanno strada in università, nonostante le diversità di trattamento.
Sulle retribuzioni, ad esempio, il differenziale è inspiegabile: le laureate al Politecnico guadagnano 265 euro al mese in meno rispetto ai colleghi maschi a un anno dalla laurea (meno 16,5 per cento). Altro capitolo, il contratto: quelli a tempo indeterminato sono solo il 37,7 per cento del totale, nell’universo rosa (la percentuale sale al 51,8 per cento per i colleghi, e il gap si allarga ancora ad Ingegneria, 56,3 contro 46,5). La ragione non è certo legata al merito: i loro risultati sono migliori sia in termini di tempo impiegato per laurearsi, sia in termini di voti conquistati, sia in termini di ricerche pubblicate. Cosa pesa, allora? Il genere semplicemente, dice la ricerca. E man mano che va avanti la carriera, il genere associato agli impegni di famiglia.
Capitolo iscritti. Le ragazze aumentano e la percentuale è ancora bassa non solo ad Ingegneria (24 per cento), ma anche nell’ateneo in generale (33 per cento). In alcuni corsi, poi, la partecipazione è particolarmente risicata (Ingegneria meccanica: 6,5 per cento; Ingegneria elettrica: 7 per cento; Ingegneria informatica: 9,4 per cento). Le donne sono in schiacciante minoranza anche tra le docenti: sono il 26 per cento dei professori ordinari e associati, il 32 per cento tra i ricercatori. Alla facoltà di Design si arriva all’estremo: fra i professori ordinari le donne sono due su dieci e fra le iscritte soltanto un terzo accede al dottorato. Altrove (ad esempio in Statale e allo Iulm) le cose sono leggermente più equilibrate (37 per cento dei docenti, 48 dei ricercatori), ma le differenze si accentuano man mano che si sale di livello. Sulle carriere accademiche vincono ancora i maschi, insomma, e non è questione di impegno, di capacità o di valore.
Partendo dall’analisi dell’Osservatorio, il Politecnico guidato dal rettore Ferruccio Resta accelera sulle iniziative a favore delle donne e più in generale dell’inclusione. E stanzia, con il programma «Pop», mezzo milione di euro nel supporto alle ragazze che vogliono avvicinarsi al mondo della scienza e della tecnologia. In dettaglio: venti borse di studio a studentesse delle scuole superiori per frequentare il TechCamp estivo del Politecnico su robotica e intelligenza artificiale, incentivi alle ricercatrici che decidono di riprendere il lavoro poco tempo dopo la maternità (20 mila euro), asilo nido gratuito, servizio di mentoring riservato alle donne là dove sono ancora poche.
Ad onor di cronaca, il 2018 è stato l’anno delle iniziative di questo tipo un po’ in tutti gli
La strategia Il prorettore Sciuto: nelle politiche per l’inclusione vogliamo coinvolgere le imprese
atenei. La Bocconi ha lanciato un programma di aiuti per le carriere delle docenti (sei mesi di sabbatico retribuito da dedicare alla ricerca e un finanziamento di cinquemila euro per chi ha dovuto rallentare per carichi familiari). La Bicocca ha aperto l’asilo interno. E l’Università degli Studi di via Festa del Perdono offre contributi per la retta dell’asilo e i campus estivi. «Nel sostegno alle politiche per l’inclusione — osserva Donatella Sciuto, prorettore del Politecnico di Milano — adesso vogliamo coinvolgere anche le imprese».