«Ma a volte siamo noi ad auto-sabotarci se troppo arrendevoli»
La manager
«Mi aspettavo emergesse una certa diversità di stipendio ai livelli alti di carriera, visto che i carichi di famiglia gravano ancora sulle donne molto più che sui colleghi. Ma mi ha sbalordito che il gap sia così evidente persino negli stipendi di ingresso. Mi fa abbastanza arrabbiare». Non ci sta Elvinia Finzi, 40 anni, ex studentessa di Ingegneria Nucleare ed ex ricercatrice in ateneo. Ha abbandonato il mondo dell’università ed è entrata in una multinazionale, dove adesso è manager. «Quando sono arrivata al Politecnico, il colpo d’occhio: eravamo 20 ragazze contro 320 studenti. Mentre si studia le discriminazioni di genere si avvertono poco, comunque. Diventano evidenti nel mondo del lavoro, dove c’è un maschilismo che arriva tramite messaggi subliminali». Il mondo della ricerca universitaria, secondo lei, «alle donne offre una flessibilità che altrove non si trova. A volte sono le donne stesse ad auto-sabotarsi pensando di non essere in grado di affrontare certe sfide, tra casa e lavoro». In azienda è dura: «Il passaggio più delicato è la maternità, forse conviene cambiare, come ho fatto io». Le dicono che deve essere più individualista e aggressiva, lei gioca altre carte. «Cerco di conquistare la fiducia della squadra condividendo i meriti, oltre alle responsabilità. Questa strategia porta risultati più lentamente, ma alla fine è la squadra a spingere affinché tu cresca».
Mi ha sbalordito che il gap economico sia così evidente persino al primo impiego post laurea