Corriere della Sera (Milano)

Preso il recidivo Butà: non mi pento, lui mi ha sfidato

- Di Cesare Giuzzi

Un fischio e la richiesta di cinque euro. L’ennesima. Ma è stato quel fischio («Ma come ti permetti? Non sono mica un cane») ad aver innescato nella testa di Fabrizio Butà la stessa reazione che già una volta, vent’anni fa, lo aveva portato a uccidere un uomo. Senza pensare, senza riflettere, nonostante per quel delitto (Domenico Baratta, freddato con un fucile a canne mozze sui Navigli il 30 agosto 1998), Butà avesse trascorso in carcere un terzo dei suoi 47 anni. Nel ’98 uccise per vendetta dopo una rissa in un locale ma sbagliando persona accecato com’era dalla cocaina e dalla rabbia. Sabato ha sparato ad Assane Diallo, senegalese di 57 anni, sposato e con una figlia di 13, con la stessa ferocia. Undici colpi, sei alla testa da distanza ravvicinat­a. Con lui in quel momento c’era anche la fidanzata Michela Falcetta, 32 anni. Vivevano insieme da due mesi nell’appartamen­to della madre al civico 6 di via Curiel, a pochi passi dal luogo del delitto. Nello stesso stabile dove è stata trovata la Beretta Px4 usata per il delitto. L’arma era nascosta nell’ex locale spazzatura, avvolta in un pannolino.

Butà, uscito dal carcere nel 2013, aveva «occupato» quello spazio chiudendol­o con una porta. Dentro anche una settantina di grammi di coca e un bilancino. Anche la donna è stata arrestata su provvedime­nto di fermo firmato dal pm Christian Barilli nella notte tra domenica e lunedì. Butà è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, detenzione dell’arma e della droga. La fidanzata, invece, anche di favoreggia­mento, mentre è indagata per il delitto. I due si sono presentati in caserma a Corsico dopo venti ore di fuga. Una «latitanza» maldestra, con una notte trascorsa dormendo dietro a un cespuglio del parco Cabassina, cercando di cancellare le prove del delitto. Hanno distrutto il cellulare della vittima e Butà ha anche tentato di ripulirsi le braccia dai residui di polvere da sparo. Al pm che lo ha interrogat­o ha spiegato che dietro al delitto non ci sono storie di droga (anche se ha ammesso, in passato, di aver consumato coca con la vittima) ma questioni di «rispetto». Una parola che fa impression­e per giustifica­re un caso di omicidio, ma che nel milieu criminale di Corsico assume un significat­o preciso. Butà la riassume così davanti al pm: «Non mi pento di quello che ho fatto perché Assane mi ha sfidato».

Nelle nove pagine di provvedime­nto di fermo — entrambi sono difesi dall’avvocato Giulia Geradini —, Butà ricostruis­ce le ultime ore prima del delitto: «Sabato siamo stati in piscina ad Abbiategra­sso. Al ritorno, passando davanti al bar Erica ho avuto un primo diverbio con Assane perché lui mi ha fischiato per chiedermi 5 euro. Poi io e Michela siamo saliti in casa. Lei è uscita di nuovo, io ho bevuto birre e assunto cocaina». Al ritorno Butà chiede delitto. «Gli ho detto: “Chiedile scusa e la finiamo qua”. Ma lui ha fatto qualche passo verso di me. Ero convinto che si fosse armato. Ho estratto la pistola e l’ho colpito». Poi Butà fa risalire la donna in casa e nasconde la pistola nella cantina. A quel punto i due fidanzati si allontanan­o verso il parco Cabassina.

Alle sei di domenica mattina tornano al palazzo e vedono gli investigat­ori e i vigili del fuoco accanto alle cantine. Butà capisce che i carabinier­i della compagnia di Corsico – guidati dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola —, sospettano di lui. Decisiva, come sottolinea lo stesso pm, l’intuizione e l’esperienza di due maresciall­i da anni sul territorio: i comandanti delle stazioni di Corsico, Massimo Barbato, e di Trezzano sul Naviglio, Michele Cuccuru. Sono stati loro, una volta interrogat­a la moglie della vittima, a dare un cognome a «Miky e Fabrizio», che la donna aveva indicato come persone con le quali il marito aveva avuto liti e diverbi. Nessun legame con la pista dell’odio razziale. Ma solo una storia feroce di rispetto e malavita.

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● Nella sua cantina sono invece stati ritrovati una settantina di grammi di...
(nella foto dei carabinier­i) ● Nel locale pattumiera del condominio in cui viveva, al civico 6 di via Curiel, è stata trovata la Beretta Px4 usata per il delitto: era nascosta, avvolta in un pannolino ● Nella sua cantina sono invece stati ritrovati una settantina di grammi di...
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Chi è ● Fabrizio Butà (47 anni) aveva già ucciso: nel 1998 aveva freddato con un fucile la persona sbagliata, Domenico Baratta. Voleva vendicarsi dopo una rissa in un locale. Finito in carcere, era uscito nel 2013
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Il senegalese Assane Diallo, aveva 54 anni ed era da tempo residente in Italia tra Corsico e Cesano Boscone
La vittima Il senegalese Assane Diallo, aveva 54 anni ed era da tempo residente in Italia tra Corsico e Cesano Boscone

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