I magnifici
Hockey in linea, il dominio continua Milano prolunga la «serie» di trionfi
Cambia la terra sotto i piedi e (quasi) tutto cambia. Nel senso, che fosse ghiaccio, sarebbe l’hockey che a Milano ha fatto bruciare di passione i tifosi della gloriosissima Saima e che ha vissuto anche qualche anno bollente di derby contro i Devils di Silvio Berlusconi. L’hockey in-line è un’altra cosa: una versione per certi versi più elegante e tecnica. Dove si gioca per il disco e non con il corpo. Per questo non serve per forza un fisico bestiale, anche se aiuta. Si gioca su una superficie plastica, qualcuno ancora su parquet (decisamente una variante più rallentata), su pattini a quattro ruote, quasi motrici. Dove conta la velocità di pensiero e l’agilità di esecuzione, dato che il campo è più stretto e più corto. Si gioca in quattro, a tutto campo, senza fuorigioco e altre complicazioni di regolamento.
La storia dell’hockey in linea a Milano inizia nel 1996, quando il presidente Umberto Quintavalle (in uscita dal ghiaccio) fondò l’Hc Milano Quanta che, per dare un’idea della bacheca, ha vinto gli ultimi sette scudetti di categoria: «Diciamo che abbiamo fatto il nostro dovere. Intorno a noi abbiamo costruito un movimento, riuscendo a vincere quasi tutto quello che c’era sul piatto. Vent’anni fa eravamo dilettanti allo sbaraglio, oggi, senza nessuno appoggio né sostegno di federazione e istituzioni, riusciamo a tenere in vita uno sport». Almeno metà dei ragazzi che compongono la rosa sono milanesi. Molti dei quali non sono pentiti del ghiaccio. Questo significa che qualcosa è cambiato e la trasformazione è in atto. Soprattutto perché l’hockey ghiaccio è uno sport che nonostante gli sforzi di portare la montagna in città è monopolizzato da poche regioni del Nord. «In linea si gioca in tutta Italia, isole comprese, volendo per 12 mesi l’anno. Basta una superficie piana» aggiunge Ricky Tessari, passato dal campo alla scrivania. La fascinazione (ovviamente) arriva da oltreoceano: in America e in Canada si gioca ovunque, non solo in palestra. E anche se non c’è più un torneo ufficiale, l’hockey in-line è diventato il classico sport evento che si gioca nel weekend incrociando i bastoni. In paesi dove muoversi su rotella è ormai una moda anche sul marciapiede.
Ma anche in Italia, qualcosa si è costruito. Basta dare un occhio ai numeri, che dicono che quando Milano debuttò c’erano solo una manciata di squadre intorno. Oggi c’è un campionato quattro volte più grande che si muove su diverse categorie. La finale vinta all’overtime di Gara 5, due settimane fa, contro i Diavoli Vicenza ha portato sugli «spalti» del Quanta Village quasi 600 persone. «Una sfida tirata, di raro equilibrio, che nonostante la pressione è stata un esempio di lealtà assoluta. Rispetto al ghiaccio c’è più rispetto» aggiunge Quintavalle. In Europa, invece, Milano si è arrampicata fino alla finale di Champions, persa a Reims, nelle terre sacre dello champagne.
Il presidente Quintavalle Sfide tirate ma leali: rispetto ai «cugini» che pattinano sul ghiaccio, c’è più rispetto