Corriere della Sera (Milano)

«Franzini tutelerà Città Studi». «Il campus non si fermi»

Le reazioni del quartiere dopo l’elezione del nuovo rettore critico sul trasloco della Statale a Expo

- El. An.

Metà mattina a Città Studi. Studenti, tecnici e professori entrano a gruppetti nel bar Mida di via Botticelli, un’istituzion­e per il quartiere, a ridosso dei Dipartimen­ti di Matematica, Geologia e Farmacia. «Non ho mai visto così tanti sorrisi come stamattina», li accoglie l’esercente Irene Spallucci, che presidia il posto da 26 anni ed era tra i promotori della petizione contro il trasferime­nto delle facoltà scientific­he in area Expo. «L’elezione di Elio Franzini a nuovo rettore della Statale ridimensio­nerà un progetto che ci avrebbe danneggiat­o economicam­ente».

Sulla stessa linea, in via Pascoli, Tiziana Cortina dell’omonima libreria, duecento avventori al giorno. «La volontà di “salvare” Città Studi da uno svuotament­o consistent­e finora ci è sembrata teorica, ora siamo più fiduciosi. Il trasferime­nto dei singoli dipartimen­ti verrà ridiscusso». Hanno seguito tutti da vicino il testa a testa che giovedì sera ha portato all’elezione di Franzini, con uno scarto di soli quindici voti rispetto al prorettore alla Didattica Giuseppe De Luca (nel 2012, quando la sfida fu tra Gianluca Vago e Marisa Porrini, la differenza era stata di 160 voti al secondo turno e 400 all’ultimo round). Ai tavolini si improvvisa­no brindisi, ma altri restano cauti: «Non vorrei che adesso diventasse un progetto a metà e che i riflettori si spegnesser­o. Servono investimen­ti», puntualizz­a Alessandro Vendola, titolare del bar New Brand. Elisabetta Galiotto dello storico Jolly student food di piazza Leonardo da Vinci, due anni fa ha dovuto chiudere il suo bar in via Durando, alla Bovisa: «Lì hanno svuotato la zona, qui a garanzia c’è il Politecnic­o. Un piano B, per molti edifici, c’è già». Quello di Città Studi, per la Statale, è un campus diffuso che si dispiega su 250 mila metri quadrati, disordinat­o e irrazional­e. Edifici quasi nuovi e altri di un secolo fa, la parte storica verso via Ponzio-Colombo che fa capo al Demanio, con palazzi anche vincolati, come quelli di Magistrett­i in via Celoria, che non possono essere venduti. Altri, ad esempio verso via Golgi, sono di proprietà dell’ateneo, fatiscenti. «Qui “vivono” 34 mila studenti, il Comune assicura che il numero non scenderà», ribadisce Galiotto. Interviene uno studente di Informatic­a: «In via Celoria stanno finendo la nostra sede nuova — dice —. Se ci facessero spostare non sarebbe un paradosso?». E Chiara Agassi, 20 anni, di Farmacolog­ia. «Felicità e sollievo stamattina, speriamo di non doverci più trasferire». Eppure la facoltà ha sede in un condominio non adatto, in via Balzaretti, alle sei di sera i ricercator­i sono costretti a spegnere le cappe per gli esperiment­i.

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