Patto tra Comuni
MIGRANTI IL PASSO CHE MANCA
Mentre l’Europa discute le grandi strategie sui fenomeni migratori, Milano fa i conti con il suo territorio. I dati riportati ieri dal Corriere, a un anno dal protocollo d’intesa per l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo, firmato con la regia del prefetto Luciana Lamorgese (maggio 2017), sono chiari: dei poco più di 80 Comuni dell’area metropolitana che, a oggi, hanno aderito, solo 49 hanno messo in atto le regole (2,5 migranti per i Comuni sopra i mille residenti, 6 nei più piccoli, 2 ogni mille per la città metropolitana, ovvero Milano). Risultato, Milano ospita due richiedenti asilo su tre (3.128 su 4.759), 400 oltre la sua quota. È vero che dal luglio 2017 la pressione migratoria in Italia è calata moltissimo e qui l’emergenza per ora è rientrata. Ma è anche vero che il protocollo è basato su principi di equità e collaborazione. E sul buon senso. Per un paese di oltre 2 mila abitanti, 2,5 migranti su mille sono un numero che non sconvolge gli equilibri di una comunità e, se il protocollo venisse adottato da tanti, alleggerirebbe la pressione sul capoluogo. Milano, in certe zone, soffre. In quartieri dove gli stranieri sono numerosi è percepita una presenza troppo forte, alcuni stessi immigrati sono ostili a nuovi arrivi, persino di propri connazionali, che — questa l’idea — potrebbero insidiare il benessere acquisito. Invece nei piccoli centri è difficile che pochi migranti siano motivo di tensione sociale, sia con italiani, sia con stranieri già affermati. È anche con una buona gestione dei numeri che si prevengono le guerre tra poveri.