Gay pride, festa per 250 mila Sala: «Questa è casa vostra»
La marcia dei 250 mila Il sindaco al governo: «La città è un avamposto» La Regione diserta ma spunta Forza Italia
Oltre 250 mila persone (secondo gli organizzatori) hanno sfilato ieri, tra musica e bandiere arcobaleno, in una Pride Parade da record. In corteo il sindaco Beppe Sala: «Milano è l’avamposto organizzato da cui fare ripartire la risposta dei diritti».
La marea arcobaleno travolge festosamente Milano: 250 mila persone — è la stima degli organizzatori — sfilano per l’orgoglio omosessuale al tradizionale corteo del Pride. All’ostilità di parte del nuovo governo penta-leghista (lungo il serpentone sono tante le repliche alle posizioni del neoministro alla Famiglia, Lorenzo Fontana) rispondono con una parata da record chiusa dal flash mob che sventola un’infinita serie di bandiere, tricolori da una parte, arcobaleno dall’altra.
Dietro lo striscione «Civili ma non abbastanza», slogan scelto per la manifestazione, arriva per il terzo anno il sindaco Beppe Sala, che sfida il nuovo esecutivo: «Milano è l’avamposto organizzato da cui fare ripartire la riscossa dei diritti», annuncia. Con un nuovo punto di riferimento: una casa rifugio per ragazze e ragazzi omosessuali costretti a lasciare il luogo dove sono cresciuti perché rifiutati, non accettati dalla famiglia, discriminati o isolati a causa del loro orientamento sessuale. Come già promesso dodici mesi fa, nascerà in uno stabile di via Sommacampagna, vicino a viale Jenner, in un bene confiscato alle mafie assegnato ad Arcigay e alla cooperativa «Lotta all’emarginazione» che, dopo la ristrutturazione dell’appartamento, potranno accogliere fino a cinque giovani.
Il Pride «più grande mai visto a Milano» — parola dell’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino — sfila come da tradizione da piazza Duca d’Aosta fino al quartiere gay friendly di Porta Venezia. Ad aprire la parata sono le famiglie arcobaleno, seguite dai carri delle associazioni e dei tanti sponsor commerciali, in una festa che coinvolge sempre più persone. Dal palco, il sindaco promette di essere sempre al fianco della comunità Lgbt, «non solo lo spazio di una giornata, ma tutto l’anno». «Abbiamo il dovere di credere nel cambiamento, perché Milano migliora cambiando, diventando sempre più aperta, libera e contemporanea». Per
Il Comune
Uno spazio confiscato alla mafia diventerà presto rifugio per ragazzi e ragazze rifiutati dopo avere fatto outing
De Corato
Tantissimi milanesi non vogliono questa sfilata e non approvano provvedimenti come le unioni civili
questo, assicura Sala, «Milano è casa vostra. I vostri colori sono i colori di Milano. Vi difenderemo da quelli che combattono il diritto a mostrare la propria personalità e da chi mette in discussione che le diverse personalità portano valore». Al suo fianco Majorino promette «la più grande campagna contro l’omotransfobia nelle scuole che sia mai stata fatta in questo Paese».
Il Comune c’è, manca quest’anno il Pirellone, che per la prima volta da tempo non ha concesso il patrocinio (in precedenza il sostegno era sempre arrivato dall’assemblea lombarda, mai dalla giunta). L’eurodeputato pd Daniele Viotti lancia allora la campagna social «La Regione che non c’è»: «Le istituzioni lombarde — denuncia — stanno provando a spegnere i riflettori sui diritti Lgbt. Il mancato patrocinio è un segnale che non può essere messo a tacere». Per Riccardo De Corato, assessore lombardo alla Sicurezza, però «sono tantissimi i milanesi che non vogliono questa sfilata». Spicca allora la presenza «per la prima volta» alla manifestazione del consigliere comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico: «Da liberale ho voluto unirmi a questa variopinta marcia — spiega — perché sono fermamente convinto dell’importanza del riconoscimento dei diritti civili in uno stato laico dove la Costituzione garantisce pari dignità a tutti i cittadini, senza distinzione di genere e di orientamento sessuale. Così facendo ho voluto manifestare contro l’omofobia».