Olga Peretyatko stella del Belcanto
La soprano alla Scala spazia da Verdi ai russi
Qualcuno l’ha chiamata la nuova Netrebko, nata come lei a San Pietroburgo e cresciuta nel suo mito («a 15 anni cantai Carmen nel coro di voci bianche, Anna interpretava Micaëla»), altri hanno provato a indicarla come «la moglie di» quando ha spostato Michele Mariotti, affermato direttore d’orchestra («mi innamorai del musicista prima che dell’uomo; ci si vede poco, quando ci ritroviamo nelle nostre case a Pesaro e Bologna mi sembra di essere in vacanza»). Ma presto Olga Peretyatko si è imposta come Olga Peretyatko e basta («le nostre carriere erano già avviate prima che ci conoscessimo e stanno continuando indipendentemente, anche se non è raro che i teatri ci ingaggino insieme»). Stasera il soprano russo torna alla Scala con un programma che spazia da Verdi e Fauré agli amati Rachmaninov, RimskijKorsakov e Glinka («il Rossini russo: il suo è belcanto puro»).
Ha debuttato al Metropolitan come Elvira («nel 2009 mi proposero una particina di tre minuti per il 2014, accettai perché non ero nessuno ma ci rimasi un po’ male; ma mi seguirono in altre opere e tornarono per chiedermi di fare Puritani») e a New York è tornata come Gilda in «Rigoletto» e con «Lucia di Lammermoor» una volta diventata una specialista riconosciuta del Belcanto. È stata Traviata a Berlino e alla Staatsoper di Vienna, alla Scala ha debuttato cantando Marfa in «Una sposa per lo zar» di Rimskij-Korsakov diretta da Barenboim. Con sincerità ricorda che quando le proposero il ruolo non lo voleva fare: «è un’opera che conoscevo, quando ero ancora mezzosoprano portavo le arie di di Ljubaša per le audizioni e sapevo che i veri protagonisti sono i due cattivi, Ljubaša e Grjaznoj. Mi dicevo: anche se canterò benissimo il successo maggiore sarà per loro due, non è come con Lucia di Lam- mermoor, dove per essere per essere applaudita meno del tenore devi proprio cercare di fare male!». Invece accettò si preparò con serietà assoluta: «Cancellai tutti i concerti che mi erano stati proposti per il periodo delle prove a Milano, seguii alcune recite di opere allestite in quel momento per capire l’acustica della Scala, su cui avevo sentito varie leggende». La serietà è sempre stata una sua caratteristica: nel 2008 le proposero di debuttare come Violetta dopo aver ricevuto applausi come Gilda declinò: «Aspettate sette anni, devo maturare musicalmente e come donna: non si può cantare Traviata da ragazzina». È stata di parola.