Quegli oggetti da compagnia
«Il buon design non invecchia. E soprattutto non passa di moda» Parola di Achille Castiglioni, protagonista di una retrospettiva a Chiasso
«Sento molto il rapporto di reciproca simpatia tra chi progetta e chi adopera». Oppure «Gli oggetti devono fare compagnia». E poi ancora «L’oggetto di design non deve essere di moda. La moda è fatta per passare di moda. Il buon design deve restare nel tempo, fino a consumarsi». Parole di Achille Castiglioni, grande architetto e progettista milanese, tra i padri nobili del design italiano, otto volte vincitore del Compasso d’Oro. Parole che danno un’idea del suo approccio personale al quotidiano, dell’intelligenza umana e della freschezza del suo lavoro, dell’«atemporalità» sempre attuale delle sue creazioni.
Tra leggerezza e ironia, semplicità e minimalismo, l’opera di Castiglioni è in mostra a Chiasso al m. a. x. museo fino al 23 settembre: per ricordarlo nel centenario della nascita è in corso la rassegna «Achille Castiglioni (19182002) visionario», curata e allestita da Ico Migliore, Mara Servetto e Italo Lupi in collaborazione con Nicoletta Ossanna Cavadini. In esposizione schizzi, disegni, modelli, prototipi, testimonianze video di alcune lezioni-conferenza tenute all’università, più una trentina di oggetti iconici disseminati lungo il percorso. Materiali in buona parte inediti, provenienti dall’archivio della Fondazione Castiglioni di piazza Castello, dove i figli Carlo e Giovanna con Antonella Gornati tengono viva la memoria. Perché proprio Chiasso? Perché tra l’architetto e il territorio ticinese c’era un legame: aveva preso casa a Fontanella di Morbio Inferiore soprattutto per l’amicizia con il graphic designer svizzero Max Huber, suo collaboratore in innumerevoli progetti di allestimenti per manifestazioni fieristiche, culturali e commerciali. Se infatti i progetti noti di architettura
Colore di Castiglioni sono 190 e quelli di design 290, quelli di strutture effimere e stand sono ben 484. Proprio a questo tema si dedica in particolare la mostra del m. a. x., approfondendo i progetti ideati e realizzati per padiglioni temporanei Rai, Agip-Eni, Montedison, per la Triennale, per la Fiera Campionaria di Milano. Secondo i curatori, dall’analisi di queste sperimentazioni progettuali emerge con chiarezza una specifica capacità di Castiglioni: quella di concepire una «messa in scena» con il piglio di un regista teatrale, coordinando sinergicamente e coerentemente grafica, illuminazione, audio, scenografia ed elementi d’architettura.
Come si diceva, il racconto espositivo viene anche scandito da celebri oggetti ideati dal maestro: le lampade «Arco», «Noce» e “Gibigiana», gli sgabelli «Mezzadro» e «Sella», le posate «Dry», gli orologi «Wall Clock» e «Rekord», l’interruttore «Rompitratta». Tutti pezzi in cui forma e funzione vanno a braccetto: bello, razionale, nuovo e pratico coincidono. In apertura poi, ad accogliere il visitatore, 22 manifesti creati per l’occasione da altrettanti grafici e illustratori tra cui Steven Guarnaccia, Mauro Bubbico, Guido Scarabottolo, Pierluigi Cerri, Milton Glaser, Francesco Dondina.