Il gran ritorno di Bergonzoni Sul palco dell’Elfo Puccini tra invettive e giochi di parole
L’attore all’Elfo Puccini con il nuovo spettacolo «Trascendi e sali»: stavolta chiedo al pubblico di superare i limiti della realtà
«Certo del fatto che visto dall’alto tutto sembra più piccolo, a differenza dei diritti che sono più grandi se visti dall’alt Ro, che il problema dei migranti c’è e siamo noi, che la razza è solo un pesce e la statua dell’Omertà esiste perché stiamo violando altissimo; a forza di aver percepito tutto ciò, non solo in base alla teoria della Relatività, ma soprattutto alla pratica dell’Assoluto, ho riconosciuto gli errori altrui: sono i miei». Alessandro Bergonzoni, maestro nell’offrire nuovi punti di vista svelando i lati più misteriosi delle parole, debutta al Teatro Elfo Puccini con il suo nuovo spettacolo «Trascendi e sali», un titolo dal duplice significato. «Di solito trascendiamo davanti alle notizie del Tg o quando sentiamo l’ennesima idiozia», dice l’attore, «qui invece chiedo al pubblico di trascendere nel senso di andare al di là, di superare il limite della realtà e salire i gradini della scala per un’altra possibile conoscenza».
Uno spettacolo colmo di sorprese e di visioni dove la comicità non è mai una battuta fine a se stessa, ma è lo strumento per rivelare uno sguardo altro sul mondo. «Gioco sulle dimensioni, qui c’è un alto e un basso, ma anche un largo e stretto, un rosso e un nero, è uno spettacolo da guardare con occhi mai messi dove anche le quinte, o meglio le “quintessenze” parlano». Al centro del lavoro dunque il cambio di prospettiva, di senso e direzione, un monologo abitato da voci invisibili che sul palco si concretizzano dialogando con l’attore, pensieri che arrivano tutti insieme, affollano la mente e premono per essere ascoltati, «sono le chiamate degli altri, i loro corpi, le grida, le loro richieste, e il mio essere sopraffatto che leva un urlo ed emette un riso senza più distinguere l’inizio dell’uno e la fine dell’altro». L’ennesimo esempio della sensibilità e della complessità dell’artista da sempre impegnato su tutti i fronti del sociale, dalle carceri agli ospedali, dalle scuole primarie alle università. «Questa volta più ancora delle altre il lavoro non può finire quando si chiude il sipario, non possiamo più accontentarci di interpretare un solo ruolo, attore o medico, padre o figlio, uomo o donna, noi siamo tutto ciò, praticare l’assoluto significa concentrare ogni possibilità che abbiamo e metterla al servizio della vita».
Sul fronte politico Bergonzoni non si risparmia, «sono stufo si sentir parlare di America e Libia, Arabia e Europa, qui il tema è universale, non c’è nulla da capire, al posto di parlare di razzismo, l’unica cosa da fare è non stare più nella propria pelle, non desiderare di essere solo quell’unico personaggio che recita il suo copione a memoria perdendo il senso di ciò che dice ed è. Se qualcuno non capisce più la differenza tra missione di soccorso e omissione di soccorso non c’è più partita, le parole ci chiedono pietà, ci chiedono di essere amate, a proposito sai cosa significa s.o.s? Vuol dire anche Save Our Souls, salvare le nostre anime, non scriviamolo solo sulle barche, ma anche in Parlamento, davanti al Ministero o Mistero degli Interni, il problema dei migranti siamo noi».
La razza? È solo un pesce. L’unica cosa da fare è non stare più nella propria pelle, essere l’altro