LA DOPPIA LEZIONE DI GRETA
La bella storia di Greta Foschiera, la ventinovenne autistica, appena laureata all’Accademia di Brera, che Giovanna Maria Fagnani ha raccontato ieri su queste pagine, può essere letta in due modi. Ecco perché.
Intanto l’autismo non è una sola malattia: gli esperti parlano di «spettro» autistico. Di fondo, c’è sempre un problema di sviluppo del sistema nervoso che si manifesta con una difficoltà a interagire e a comunicare con gli altri e con comportamenti ripetitivi (per esempio, la compulsione a mettere in fila gli oggetti), ma le espressioni possono essere diversissime. A volte queste persone possono avere capacità addirittura superiori rispetto agli altri, come succede per la sindrome di Asperger, imparentata con l’autismo: ne avrebbero sofferto il fisico Albert Einstein, il musicista Wolfgang Amadeus Mozart, il regista Alfred Hitchcock… Greta, secondo gli specialisti, soffre di una forma «ad alto funzionamento» (secondo alcuni simile all’ Asperger): adeguatamente seguita, è riuscita a laurearsi. Questa storia deve rappresentare un incoraggiamento per tante famiglie che, insieme a medici e insegnanti, possono aiutare queste persone a costruirsi un futuro. Ma non deve essere frustrante per chi, invece, ha figli autistici (e sarebbero la metà dei casi) che fanno fatica a superare le loro difficoltà e magari non ci riescono. Anche se per loro la laurea non è un obiettivo, la possibilità di farli vivere al meglio nella società, è una missione. Che va sostenuta il più possibile.