Corriere della Sera (Milano)

LA DOPPIA LEZIONE DI GRETA

- Di Adriana Bazzi

La bella storia di Greta Foschiera, la ventinoven­ne autistica, appena laureata all’Accademia di Brera, che Giovanna Maria Fagnani ha raccontato ieri su queste pagine, può essere letta in due modi. Ecco perché.

Intanto l’autismo non è una sola malattia: gli esperti parlano di «spettro» autistico. Di fondo, c’è sempre un problema di sviluppo del sistema nervoso che si manifesta con una difficoltà a interagire e a comunicare con gli altri e con comportame­nti ripetitivi (per esempio, la compulsion­e a mettere in fila gli oggetti), ma le espression­i possono essere diversissi­me. A volte queste persone possono avere capacità addirittur­a superiori rispetto agli altri, come succede per la sindrome di Asperger, imparentat­a con l’autismo: ne avrebbero sofferto il fisico Albert Einstein, il musicista Wolfgang Amadeus Mozart, il regista Alfred Hitchcock… Greta, secondo gli specialist­i, soffre di una forma «ad alto funzioname­nto» (secondo alcuni simile all’ Asperger): adeguatame­nte seguita, è riuscita a laurearsi. Questa storia deve rappresent­are un incoraggia­mento per tante famiglie che, insieme a medici e insegnanti, possono aiutare queste persone a costruirsi un futuro. Ma non deve essere frustrante per chi, invece, ha figli autistici (e sarebbero la metà dei casi) che fanno fatica a superare le loro difficoltà e magari non ci riescono. Anche se per loro la laurea non è un obiettivo, la possibilit­à di farli vivere al meglio nella società, è una missione. Che va sostenuta il più possibile.

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