Un pregiudicato leader del blitz Caccia all’arma dell’agguato
Un passato tra carcere e arresti domiciliari, un legame coi quartieri Comasina-Bruzzano, la frequentazione della Curva Nord e degli ambienti ultrà dell’Inter: sono questi i primi dati che emergono su D.C., milanese, 30 anni, l’uomo che ha avuto il ruolo centrale nell’aggressione a Niccolò Bettarini. Sarebbe stato lui ad aspettare il ragazzo fuori dall’«Old Fashion» e a colpirlo undici volte con un coltello o un cacciavite, dopo averlo atteso per qualche ora con l’intenzione di vendicarsi per una discussione avvenuta all’interno della discoteca, in cui il figlio di Simona Ventura e dell’ex calciatore Stefano Bettarini era intervenuto per aiutare un amico in difficoltà. Con D. C. c’erano tre amici, un altro italiano, il cui nome comparirebbe negli archivi della Digos per la frequentazione di gruppi di estrema destra. E poi due amici albanesi. I quattro sono stati bloccati ieri pomeriggio dai poliziotti dell’Ufficio prevenzione generale e della Squadra mobile e portati in questura per un lungo interrogatorio. Fino a tarda ora i poliziotti, in costante contatto con il pm di turno Elio Ramondini, hanno valutato se fare un fermo per tentato omicidio a carico di tutti e quattro o se, in alternativa, denunciare due o tre del gruppo solo per il favoreggiamento. L’indagine della polizia è durata poche ore e ha accumulato una serie di testimonianze che hanno permesso di arrivare molto presto ai nomi degli aggressori. L’arma usata nell’agguato non è stata trovata: non è chiaro se si sia trattato di un coltello, un cacciavite o un punteruolo; non è stato definito neanche se fosse già in possesso di chi ha materialmente colpito o se sia stata portata da altri di fronte all’«Old Fashion», nei dintorni del chiosco vicino al quale è stato attaccato Niccolò Bettarini.