Corriere della Sera (Milano)

Museo da ampliare

IL COMUNE MECENATE DI SE STESSO

- di Andrea Kerbaker

Nell’attuale fase di Milano, decisament­e brillante, la cultura gioca un ruolo importante: favorisce l’afflusso di turisti e al tempo stesso contagia i milanesi, che affollano quasi ogni manifestaz­ione con notevole entusiasmo. Il Comune ha contribuit­o a costituire l’onda soprattutt­o attraverso la regia dell’assessorat­o alla Cultura, anche con la fortunata ideazione delle serie settimanal­i — i cicli city e quelli week — che hanno razionaliz­zato i calendari delle proposte.

Dal punto di vista economico, invece, il ruolo principale è stato senza dubbio assunto dai privati, che in anni recenti hanno aperto decine di spazi dedicati; tra i tanti le Gallerie d’Italia di Intesa San Paolo, la Fondazione Prada, il rinnovato Franco Parenti, l’Hangar Bicocca di Pirelli, la Fondazione Pasquinell­i. Molti altri soggetti privati, come Mondomostr­e di Skira, Electa o 24 Ore Cultura, hanno allestito le principali mostre e iniziative temporanee, a volte rimettendo­ci parte degli investimen­ti. Ora il Comune avrebbe un’opportunit­à di fare la sua parte, a costo zero, utilizzand­o un appartamen­to di sua proprietà di un palazzo di via Jan per allargare l’adiacente collezione Boschi-Di Stefano: occasione d’oro per valorizzar­e uno dei fiori all’occhiello delle raccolte pubbliche cittadine, frutto, anche questa, della passione di due collezioni­sti privati, donata al Comune di Milano alla loro scomparsa.

L’estensione sarebbe infatti fondamenta­le per consentire alla casa museo di crescere, divenendo ciò che i due collezioni­sti donatori avevano in mente quando l’hanno regalata alla città. Invece che fa il Comune? Come ha raccontato l’assessore al Bilancio Tasca, mette all’asta l’appartamen­to aggiuntivo. Se poi si fa vivo un mecenate che lo vuole mettere a disposizio­ne del museo, bene; altrimenti, addio allargamen­to. «Al di là della passione per l’arte, occorre fare cassa», è l’imperativo categorico che traspare. Ora, nessuno discute le ragioni del portafogli­o, ma questo Comune refrattari­o a investire nella cultura, anche quando l’impegno non è un’uscita ma un’entrata in meno, non ci fa proprio bella figura. In una città davvero sensibile alle cose dell’arte, ci si aspetta che il sindaco dica al suo assessore: «D’accordo la cassa, ma i fondi, per una volta, ce li mettiamo noi». Altrimenti tutta l’attenzione alla vita culturale, ribadita con enfasi nelle occasioni pubbliche, rischia di sembrare una frase di prammatica senza troppa convinzion­e.

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