Atm, bancomat a ostacoli: caccia a duemila fantasmi
Usano i tornelli hi-tech solo in entrata: condonati 2 mila addebiti extra. Avvio a ostacoli per il sistema
Ventimila all’entrata, solo 18 mila all’uscita. La differenza è data dagli sbadati. Atm ha lanciato giovedì il nuovo meccanismo per l’accesso in metropolitana. Si può superare il tornello appoggiando al lettore una carta di pagamento contactless al posto del biglietto o dell’abbonamento. Ognuna delle 113 stazioni della rete è attrezzata con un ingresso dedicato, riconoscibile dal colore arancione. Dei ventimila che hanno già sperimentato la novità, però, una buona fetta non ha compreso appieno le regole. La tessera deve essere passata sul lettore pos due volte, quando si entra e quando si esce dal metrò per permettere al sistema di calcolare la tariffa di viaggio.
Ma c’è chi si scorda e se ne va passando dai tornelli «aperti». Che succede? Da manuale, gli sbadati dovrebbero vedersi addebitare il costo massimo per quella linea. Atm però tiene conto della fase iniziale del servizio e cerca di venire incontro ai passeggeri. I tecnici stanno verificando in questi giorni i dati dei primi ventimila utenti contactless, circa l’1 per cento del traffico totale. Chi è in palese buonafede (ed esce ad esempio dalle stazioni di Duomo o Centrale, in cui i tornelli non sono chiusi), dovrà pagare solo il biglietto standard. Per gli altri scatta il sovrapprezzo. Quando possibile, l’azienda contatta il viaggiatore maldestro e gli spiega dove ha sbagliato. Difficile però rintracciare tutte le duemila persone che in questi primi quattro giorni si sono «persi» tra un tornello e l’altro.
Qualche difficoltà deriva da altre sviste dei passeggeri. C’è chi vuole sfruttare la nuova tecnologia con una carta di credito tradizionale, senza l’opzione contactless. Inutile prendersela con il lettore: l’errore è tutto umano. Oppure chi prova a usare una tessera su cui non ha credito. Altro caso, i «lenti». È successo più di una volta che il viaggiatore impiegasse troppo tempo a estrarre la tessera, posarla sul tornello arancione, riporla nel portafogli, successivamente in borsa e solo a quel punto fare un passo in avanti oltre gli accessi. Nel frattempo il tornello si era già richiuso. Nessuna paura invece per chi riceve dalla propria banca il messaggio di un addebito di dieci euro. Non si tratta di un reale pagamento, ma di una pre-autorizzazione della carta di debito. La tariffa pagata sarà quella del percorso effettivamente fatto in metrò.
La tecnologia al debutto ha registrato anche qualche difetto. Nella maggior parte dei guasti non si tratta di un problema di pos, ma del braccio meccanico del tornello che non ruota correttamente o si blocca. È successo venerdì alla fermata di Brenta, sabato in Duomo, domenica al Corvetto. Ieri a Moscova l’unico — finora — inceppamento al pos, riparato in breve tempo.
Atm conta di rimediare alle difficoltà nei prossimi mesi grazie alla riconversione di un maggior numero di tornelli. Oggi sono 250 gli «arancioni», il programma dell’azienda è di arrivare a 500 entro la fine del 2018, ovvero due ingressi dedicati in ogni stazione così da lasciare un’alternativa in caso di guasti. Di pari passo crescerà la fetta di passeggeri che pagherà utilizzando una carta contactless. Nei primi quattro giorni si è passati dai 900 di giovedì agli oltre
Sanatoria
Per ora non ci saranno sovrapprezzi: l’azienda rintraccia gli utenti e ricorda le procedure
8 mila di domenica. Un incremento notevole che si è registrato anche nelle poche città in cui è attivo il servizio.
Per veder sbarcare la tecnologia su bus e tram servirà almeno un anno e mezzo di pazienza. La rete di superficie sfrutterà la tecnologia 5G, ora solo in fase sperimentale. L’obiettivo dichiarato è di arrivare nel giro di tre anni ad avere l’80 per cento di pagamenti con reti telematiche e il 20 per cento con ticket o abbonamenti.