Per Ema niente sospensiva L’Ue: «Non c’è urgenza» Milano in pressing olimpico

Resta la causa contro Amsterdam. E oggi il dossier sui Giochi

«sorprese» spuntate fuori dal dossier olandese. A partire dal fatto che, al contrario del Pirellone, offerto in dote all’Ema, il nuovo edificio che dovrà ospitare i 900 tecnici europei ad Amsterdam non sarà pronto per il 30 marzo 2019, primo giorno della Brexit, mettendo a rischio quella continuità del servizio preteso come condizione essenziale per la gara. Si dovrà invece ripiegare su due sedi temporanee, considerate non ottimali per le esigenze dell’agenzia e per di più diverse da quelle indicate in fase di candidatura. Come diverso (meglio, più salato) sarebbe l’affitto preteso. «Pensate se avessimo fatto noi una cosa del genere!», protestò Sala prima di ricorrere.

La decisione della Corte di giustizia europea scatena intanto le proteste della Lega. «È assurdo — sostiene il segretario lombardo Paolo Grimoldi — perché è evidente che più tempo passa e più ne trae vantaggio Amsterdam per colmare i suoi ritardi. E se il trasferimento avviene, poi non si potrà più tornare indietro. Hanno fatto un favore ad Amsterdam».

In attesa di eventuali novità sul fronte europeo, Milano ha messo gli occhi nelle ultime settimane sui Giochi invernali del 2026. Anche in questo caso, l’obiettivo è ambito: solo in Italia sono in gara anche il Veneto leghista con Cortina, e soprattutto (nonostante le divisioni interne) la Torino pentastellata. Milano, di nuovo spalleggiata dalla Regione, presenterà oggi al Coni il predossier per candidarsi a ospitare le Olimpiadi. Sala e il presidente lombardo Attilio Fontana sono decisi e convinti che quella milanese sia la candidatura più forte e con più chance di vittoria finale. Giovanni Malagò, presidente del Coni, avverte però tutti: chiunque sia la città a rimanere fuori tra le pretendenti italiane «se non si rema nella stessa direzione è meglio non andare avanti».