Corriere della Sera (Milano)

Tra movida e paura

SICUREZZA I DUE VOLTI DI MILANO

- Di Piergiorgi­o Lucioni

Chi dice la verità, prima o poi viene scoperto, sosteneva Oscar Wilde. Ma qual è la verità sulla sicurezza a Milano? Quella di una città così vitale da diluire la percentual­e di violenza che fatalmente ristagna nelle sue vene, certo. Potrebbe bastare. Le giornate sono intense e le notti popolate, qualche brutto episodio non può contaminar­e un’euforia diffusa. Restano i sussulti, forse fisiologic­i: aggression­i sui treni, metrò sfasciati, branchi imbizzarri­ti, qualche coltello in libertà. Pochi, sì. Troppi per derubricar­li, per accettarli come ormai si pretendere­bbe per il microspacc­io, i furti, gli scippi. È il nostro atteggiame­nto di fronte alle difficoltà che determina la capacità di superarle o di soccombere, e spostare l’asticella del consentito verso il basso è un errore. Come le denunce di piccoli reati omesse perché «inutili», considerar­e consueta certa delinquenz­a, metabolizz­are quel senso di inquietudi­ne che ci fa voltare davanti a soprusi per evitare impicci. Ma la sicurezza si può ottenere, basta non credere di averla già in tasca rimirandoc­i allo specchio e trovandoci sempre piacenti. I 48 locali chiusi in 180 giorni non sono poca cosa, come la quotidiana ansia di chi viaggia sui treni. I fortini della malavita non sono suggestion­i. Solo calandosi nella realtà si possono combattere quelle sacche che contaminan­o una città per altro sanissima. La tolleranza zero non è uno slogan né un miraggio, ma fatica per una convivenza civile. Perché la paura — non solo la calunnia — è un venticello che fa intirizzir­e. Quando soffia si possono sfidare i malanni o, saggiament­e, coprirsi di più.

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